Bisogna che ci capiamo: l’impennata di nuovi contagi
di covid c’è o non c’è? Perché i giornali titolano che c’è, ma i dati dicono
altre cose, dicono che l’impennata, più che nei casi, è nel numero dei tamponi.
Mi spiego: oggi l’ANSA titola “Impennata casi Marche, sei distribuiti in
quattro province su 665 nuove diagnosi”. Mi allarmo e vado a leggere: i casi
sono 6 ma su 1173 tamponi. Il 30 aprile, per prendere una data di pieno
lockdown, il GORES delle Marche comunicava che, su 59488 tamponi effettuati, risultavano positivi 6247. Il rapporto tra tamponi e positi, il 30 aprile,
era di 10.5 positivi ogni 100 tamponi. Oggi il rapporto è di 0.9 positivi ogni
100 tamponi. Va da sé che siamo ben lontani dai dati più brutti. È vero che il 30 giugno eravamo a 0 casi su
624 tamponi, ma è anche vero che, se c’è un aumento di casi, non è così
spaventoso come i titoli vorrebbero farci credere.
Un
aumento dei casi c’è, e su questo bisogna ragionare. Evidentemente si è allentata
troppo la guardia, e questo lo vediamo coi nostri occhi. Ma non mi pare il caso
di dare l’allarme, semmai significa che bisogna essere più rigidi nel rispetto
delle norme. E qui mi riferisco alla disparità con cui le stesse vengono
applicate e fatte applicare, con controlli serrati diurni negli esercizi
commerciali e scarso rispetto delle regole di notte. È anche una questione di
chiarezza del messaggio che si manda, perché non è possibile dire tutto e il
contrario di tutto nel giro di pochi mesi, settimane e giorni. Anche chi
governa, nonché chi sta all’opposizione, deve essere onesto, perché su queste
cose non si scherza.
Però l’impressione
è che si voglia in qualche modo giustificare la proroga dello stato di
emergenza, una proroga che, coi dati in mano, non sembra affatto giustificata,
tanto che siamo gli unici ad aver prorogato. E anche qui si gioca e si scherza
con la vita delle persone. Perché se non si è chiari, se la gente vede
vaghezza, anzi, opportunismo, alla fine fa come le pare. E spesso sbaglia.
Luca Craia