A settembre,
quasi certamente il Popolo Italiano o, quanto meno, quella piccola parte che si
recherà alle urne, deciderà di ridurre consistentemente il numero dei
parlamentari. Questo avverrà in virtù del fatto che, per i referendum
costituzionali, non è previsto quorum, per cui anche se voteranno in tre, la
maggioranza dei tre vincerà. E c’è da scommettere che la maggioranza voterà per
la riduzione dei nostri rappresentanti. È una questione di propaganda, un po’
anche di astio, di desiderio di vendetta. Siamo tutti un po’ arrabbiati con la
nostra classe politica e desideriamo in qualche modo fargli pagare il
malgoverno che ci ha ridotti come siamo ridotti. La convinzione è che,
riducendo il numero dei parlamentari, daremmo loro una bella lezione. Non è
così.
Riducendo il numero dei parlamentari ridurremo la nostra rappresentanza democratica. Lo so che pare una stupidaggine parlare di rappresentanza democratica in Italia, però i Padri Costituenti a quella pensavano quando hanno stabilito il numero dei parlamentari che ci dovevano rappresentare, numero che, addirittura, in origine doveva adattarsi alla crescita della popolazione e che, quindi, oggi avrebbe dovuto essere maggiore di quello attuale.
Riducendo il numero dei parlamentari ridurremo la nostra rappresentanza democratica. Lo so che pare una stupidaggine parlare di rappresentanza democratica in Italia, però i Padri Costituenti a quella pensavano quando hanno stabilito il numero dei parlamentari che ci dovevano rappresentare, numero che, addirittura, in origine doveva adattarsi alla crescita della popolazione e che, quindi, oggi avrebbe dovuto essere maggiore di quello attuale.
Il discorso della riduzione dei costi non
tiene: la riduzione è ridicola, e non giustifica il danno che si fa alla
democrazia. Se si fosse voluto ridurre i costi, sarebbe bastato dimezzare gli
appannaggi, tra indennità e vitalizi. Si è preferito ridurre il numero dei
parlamentari. Domandiamoci perché.
Riducendo il numero dei parlamentari, i partiti possono controllarli meglio. Già la rappresentatività democratica è seriamente compromessa dai listini bloccati, prerogativa della parte proporzionale del sistema elettorale. Cosa sono? Sono le liste sulle quale noi basiamo le nostre preferenze, liste decise dai partiti che decidono anche l’ordine dei candidati in lista. In base a questo ordine si viene eletti, condannando chi sta in coda a non esserlo, salvo exploit stupefacenti.
Riducendo il numero dei parlamentari, i partiti possono controllarli meglio. Già la rappresentatività democratica è seriamente compromessa dai listini bloccati, prerogativa della parte proporzionale del sistema elettorale. Cosa sono? Sono le liste sulle quale noi basiamo le nostre preferenze, liste decise dai partiti che decidono anche l’ordine dei candidati in lista. In base a questo ordine si viene eletti, condannando chi sta in coda a non esserlo, salvo exploit stupefacenti.
In questo modo
non siamo noi a decidere chi viene eletto bensì gli stessi partiti. Idem dicasi
per la parte maggioritaria, dove i collegi sono uninominali. Se riduciamo il
numero dei parlamentari, riduciamo anche la nostra possibilità residua di
scegliere, visto che ci troveremo a votare candidati che, come collegio, non
rappresentano nemmeno il nostro territorio essendo i collegi giocoforza
allargati per sopperire alla diminuzione del numero.
Non so se sono stato sufficientemente chiaro,
in ogni caso sarebbe bene informarsi, girando un po’ sul web, per capire i pro
e i contro del referendum a cui siamo chiamati a votare. Io sono convinto che,
passasse il sì come probabilmente accadrà, sarebbe un durissimo colpo per la
nostra democrazia, un colpo che ci verrà ripagato coi quattro spiccioli che si
risparmieranno, considerando, lo ripeto, che si sarebbe risparmiato di più
riducendo i compensi. Ma quelli non si toccano.
Luca Craia