Comunicato integrale
L’abbonamento per il
trasporto scolastico, per il periodo non goduto a causa del lockdown, come è
noto doveva essere rimborsato agli utenti. Secondo la Commissione Europea, che
ha emanato un’apposita circolare il 13/05/2020, tale rimborso deve avvenire tramite
voucher spendibili per ulteriori servizi di trasporto. La stessa circolare
stabilisce che tali voucher “devono essere protetti dall’insolvenza
dell’emittente, con un periodo di validità minimo di 12 mesi, e devono essere
rimborsabili entro un anno, se non riscattati. Questi devono anche fornire ai
passeggeri una flessibilità sufficiente, consentendo ai passeggeri di viaggiare
sulla stessa rotta alle stesse condizioni di servizio, oltre a poter essere
trasferibili a un altro viaggiatore”.
Gli utenti che non
hanno goduto dell’abbonamento annuale, quindi, possono richiedere all’azienda
di trasporti il suddetto voucher. E qui nasce il problema, perché tale voucher,
al contrario di quanto stabilito dalla Commissione Europea sulla trasferibilità
del documento, secondo la Steat non è trasferibile se non nell’ambito dello
stesso nucleo familiare, e questo va a danneggiare quelle famiglie che hanno il
figlio intestatario dell’abbonamento che abbia terminato il proprio percorso di
studi o che si trasferisca altrove per l’università e che non abbiano altri
figli a cui trasferire il titolo. In questo caso, il valore del voucher rimane
nelle casse dell’Azienda. Questa è una cosa estremamente iniqua. Per giustizia
ed equità, infatti, le famiglie dovrebbero poter trasferire il proprio voucher
a terzi, in modo da monetizzarne il valore e recuperare parte della spesa. In
questo modo guadagna solo l’Azienda. Essendo poi stabilito dalla Commissione
Europea che i voucher possano essere trasferibili, non essendo applicata questa
normativa nella sua pienezza, non vorrei che l’Italia si trovasse a pagare
qualche tipo di sanzione per perorare gli interessi delle aziende di trasporto.
Altra perplessità
che sollevo circa il trasporto scolastico per l’anno in procinto di iniziare è
relativa alle misure di distanziamento contro il covid: come ci si è
organizzati con le corse? Ci sono mezzi sufficienti per assicurare il servizio
a tutti gli studenti senza esporli a rischi? Oppure si fa leva solo sulla
possibilità che le lezioni vengano differite in orari diversi in modo da poter
servirle solo con i mezzi in essere?
Al momento dovrebbe
essere assicurata la capienza sui mezzi per l’80% dei posti disponibili. A
parte l’evidente contraddizione tra quanto accade sugli autobus e quello che succede
a scuola, con mezzi comunque pieni e distanziamenti sostanzialmente azzerati in
barba a ogni logica di sicurezza, mentre a scuola si cercano di imporre
distanziamenti irrealizzabili e condizioni invivibili, mi pare lecito
domandarsi se le aziende di trasporto saranno anche obbligate a sopperire a
quel 20% di posti in meno sui mezzi aumentando il numero dei mezzi stessi. Se
così non fosse ci sarebbe chiaramente un disservizio e un disagio a carico
dell’utenza.
Il trasporto
scolastico è un costo notevole per le famiglie, oltretutto molto provate
economicamente in questo periodo di difficoltà generali. Il servizio ha un
ruolo essenziale e deve essere prestato nella massima sicurezza e nel massimo
rispetto delle regole. Spero che le aziende che effettuano i trasporti siano in
grado di fugare ogni dubbio e di fornire all’utenza, costituita dai giovani che
sono il nostro futuro, tutte le rassicurazioni necessarie affinchè si possa
iniziare l’anno scolastico nel modo più tranquillo e sicuro per tutti.
Gastone Gismondi