venerdì 7 maggio 2021

Biodigestore. Nelle Marche non esistono centri urbani meno popolati di altri. I piccoli comuni non sono sacrificabili come dice la sinistra fermana.

 

Trovo spaventosa l’affermazione dei “gruppi fermani di sinistra” che oggi, su Il Resto del Carlino, affermano che “occorre posizionare gli impianti a biodigestione il più vicino possibile alle discariche esistenti (al loro interno ove possibile) e comunque lontano dai centri urbani maggiormente popolati”. Con questa affermazione si qualificano come sacrificabili i centri urbani minori che, in una realtà territoriale come quella marchigiana e, in particolare, fermana sono moltissimi e molto ravvicinati tra loro. L’antropizzazione delle Marche è fortemente accentuata e, di fatto, non esistono centri urbani meno popolati in quanto l’urbanizzazione è talmente fitta da risultare un unico agglomerato urbano.

Nel caso del biodigestore che dovrebbe sorgere nell’area della contrada San Pietro di Torre San Patrizio, ci troviamo di fronte a un’altissima concentrazione di rifiuti dovuta alla presenza simultanea di una discarica, un impianto di compostaggio, un allevamenti intensivo di suini, una centrale a biomasse e un biodigestore, il tutto non vicino a un centro urbano di quelli “maggiormente popolati” che indicano i gruppi fermani di sinistra ma al centro di un’area densissimamente popolata costituita da più comuni praticamente attaccati.

È quindi spaventoso, come dicevo, che l’ottica dei “gruppi fermani di sinistra” veda queste realtà come il luogo ideale dove concentrare discariche e biodigestori, dimostrando così, oltretutto, di non conoscere affatto il territorio di cui parlano.

 

Luca Craia

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