Trovo spaventosa l’affermazione dei “gruppi fermani di sinistra” che oggi, su Il Resto del Carlino, affermano che “occorre posizionare gli impianti a biodigestione il più vicino possibile alle discariche esistenti (al loro interno ove possibile) e comunque lontano dai centri urbani maggiormente popolati”. Con questa affermazione si qualificano come sacrificabili i centri urbani minori che, in una realtà territoriale come quella marchigiana e, in particolare, fermana sono moltissimi e molto ravvicinati tra loro. L’antropizzazione delle Marche è fortemente accentuata e, di fatto, non esistono centri urbani meno popolati in quanto l’urbanizzazione è talmente fitta da risultare un unico agglomerato urbano.
Nel caso del biodigestore che dovrebbe sorgere nell’area della contrada San Pietro di Torre San Patrizio, ci troviamo di fronte a un’altissima concentrazione di rifiuti dovuta alla presenza simultanea di una discarica, un impianto di compostaggio, un allevamenti intensivo di suini, una centrale a biomasse e un biodigestore, il tutto non vicino a un centro urbano di quelli “maggiormente popolati” che indicano i gruppi fermani di sinistra ma al centro di un’area densissimamente popolata costituita da più comuni praticamente attaccati.
È quindi spaventoso, come dicevo, che l’ottica dei “gruppi fermani di sinistra” veda queste realtà come il luogo ideale dove concentrare discariche e biodigestori, dimostrando così, oltretutto, di non conoscere affatto il territorio di cui parlano.
Luca Craia
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