Mentre Amazon registra un incremento di vendite superiore al 50% rispetto al periodo precedente, Confesercenti denuncia un calo dei consumi medi per ogni famiglia di circa 5 mila Euro. Gli Italiani hanno speso meno ovviamente per alberghi e ristoranti, che segnano un -43 miliardi di Euro, ma anche per i trasporti (-33 miliardi). Le spese per ricreazione e cultura segnano -16,3 miliardi, abbigliamento e calzature -13,2 miliardi, istruzione poco meno di 1 miliardo di calo, e addirittura le spese per la salute, che calano di 2,3 miliardi. Crescono solo le spese alimentari di 2,8 miliardi di euro, logica conseguenza della chiusura dei ristoranti.
Come pensi il Governo di sostenere il recupero da una situazione così catastrofica non sembra chiaro. Probabilmente gli imprenditori italiani cercheranno di uscirne con le loro proprie forze, come sono abituati a fare, continuando comunque a pagare tasse e imposte che stanno tutte ancora lì, per quanto spostate di qualche mese. Ce la faranno? Probabilmente, gli Italiani sono gente che sa combattere le avversità.
Quello che non si capisce è perché nessuno fa qualcosa per arginare lo strapotere delle vendite online. Il loro incremento smisurato è chiaramente dipendente dalla pandemia, ma è logico pensare che le abitudini dei consumatori siano cambiate, che abbiano imparato a utilizzare i servizi online e che, anche se ci sarà un probabile calo del settore nel prossimo futuro, in ogni caso i volumi si assesteranno su valori nettamente superiori a quelli pre-pandemia, ovviamente il tutto a discapito del commercio tradizionale. E invece di tassare a dovere questi colossi mondiali, c’è chi pensa a come tartassare gli Italiani con fantasiose patrimoniali.
Luca Craia
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