A me Michele Bravi piace molto. Ha una bella poetica, le sue canzoni hanno una costruzione armonica mai banale pur rimanendo commerciali e orecchiabili, credo che sia uno dei migliori prodotti della televisione che fabbrica musica. Inoltre mi piace come persona, è un ragazzo semplice ma conscio delle proprie capacità, mi sembra molto dolce però è deciso. Insomma, pur non essendo esattamente il mio genere di musicista, lo apprezzo.
Per questo mi dispiace che si sia andato a infilare in una polemica sterile, inutile e potenzialmente lesiva non solo per i suoi ma per gli interessi che intendeva tutelare innescandola. Che poi è una polemica non sua ma generata più o meno ad hoc per propaganda politica, in quanto non tutti gli omosessuali la condividono.
Faccio fatica a pensare al mondo omosessuale come a una categoria, preferisco pensare a persone singole, come non esiste la categoria degli eterosessuali, almeno per quanto mi riguarda, ma esistono le persone, ognuna col suo sentire, col suo vedere, col suo vivere. Si fanno le battaglie quando ci sono delle evidenti discriminazioni, e quando queste discriminazioni assumono carattere generale. In Italia non vedo, in generale, una cultura discriminante per gli omosessuali. Ci sono senz’altro casi singoli, isolati, che vanno stigmatizzati e condannati con forza. Ma non vedo un problema generale e culturale da contrastare.
La polemica, quindi, diventa sterile e strumentale, ma rischia di generare l’effetto di reazione e far diventare qualcosa che non è un problema, un problema reale. Non fa bene in generale creare tensioni, specie quando le tensioni sono inutili. Capisco Bravi e suppongo che la sua sensibilità sia stata davvero urtata in questa situazione, ma la polemica dovrebbe finire qui, con le spiegazioni che sono già state date. Andare avanti e unirsi alla valanga sciocca e inutile, se non per le sue tasche, innescata da Fedez può far solo del male. Prima di tutto allo stesso Bravi, che non lo merita.
Luca Craia
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