Leggo sul Corriere Adriatico che, a Porto Sant’Elpidio, un’associazione ha pensato, per la Festa della Repubblica, di addobbare col tricolore i lampioni del lungomare nella zona del quartiere “Faleriense”. Però non ha chiesto il dovuto permesso al Comune. Così sono arrivati i Vigili Urbani, hanno verificato la cosa, hanno lasciato tutto così e se ne sono andati. Forse ci scappa una multa, forse no. I Vigili Urbani sono arrivati perché pare che qualcuno abbia protestato. Sì, avete capito bene: qualcuno ha protestato per la presenza della Bandiera Italiana sui pali dei lampioni. La Bandiera Italiana ha dato fastidio.
Mi si può obiettare che a infastidire sia stato il fatto che pare non fosse stato chiesto il permesso (così dicono i giornali). Ma un comune cittadino come fa a sapere se sia stato o no chiesto il permesso? Dovrebbe andare in Comune, chiedere un accesso agli atti, verificare. Ci vuole tempo, normalmente ci vogliono giorni. Invece il tutto è avvenuto nello spazio di poche ore. Quindi scarterei questa ipotesi, a meno che a protestare non sia stato un comune cittadino ma qualcuno informato su quanto avviene in Comune, qualcuno che fa politica, per capirsi. È possibile, visto che chi a capo dell’associazione che ha organizzato l’addobbo c’è un esponente politico della Lega. Quindi sarebbe una ripicca politica, per chiamare le cose col loro nome.
Ora, che chi ha messo la Bandiera Italiana sui lampioni per celebrare la Festa della Repubblica abbia sbagliato non rispettando le regole, mi pare chiaro. Però permettetemi di provare un po’ di pena per la nostra povera Bandiera, diventata oggetto del contendere in un miserrimo gioco a farsi i dispetti che disegna perfettamente lo spessore, la qualità, la statura di chi fa politica al giorno d’oggi. Povera Patria.
Luca Craia
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