mercoledì 16 giugno 2021

Il turismo non è la soluzione. Ma è una delle soluzioni, una delle più forti.

 

Non si può far ripartire il settore calzaturiero con un’azione politica. Con un’azione politica si può e si deve salvare quello che è rimasto, ma pensare di riportare il comparto agli antichi fasti è piuttosto surreale, e chi lo dice o sogna o è in malafede. Il settore calzaturiero non è crollato solo per la crisi economica mondiale né per la pandemia; è crollato per una lunga serie di fattori di mercato che sarebbe difficile analizzare in un post social come questo, ma che partono da lontano e arrivano fino alla scarsa lungimiranza di molti imprenditori nostrani che sono andati a regalare l’arte del creare calzature a Paesi esteri, prima fra tutti la Cina, che poi ne hanno preso padronanza e ora producono al posto nostro a prezzi impossibili da battere, almeno allo stato attuale. Alcuni di questi imprenditori ancora stanno continuando in quest’opera di depauperazione del nostro sapere e della nostra economia, per di più osannati da istituzioni e informazione.

Quello che rimane, però, va salvaguardato, protetto e sostenuto, in modo che continui a costituire fonte di ricchezza per parte del territorio e che ci sia ancora il germoglio della nostra cultura industriale quando e se si ripresentino le condizioni per ricominciare a fare quello che sappiamo fare meglio: le scarpe. Nel frattempo, però, occorre trovare altre fonti di lavoro e reddito, altri tipi di produzione e altri settori di sviluppo. Tra questi c’è senz’altro il turismo, sul quale finalmente si sta puntando, anche se con molti errori e con la solita predominanza degli interessi politici su quelli reali. Ma intanto si è capito che è un settore strategico per il territorio.

Certo, non vivremo mai solo di turismo, ma c’è una bella fetta di popolazione che potrebbe camparci bene, e su questo occorre investire, realizzare progetti, mettere in campo strategie precise. Il nostro territorio e i nostri beni culturali, i Cinesi, non ce li possono copiare. E al turismo si può, anzi, si deve coniugare il nostro antico sapere in fatto di scarpe, che può essere uno dei fattori caratterizzanti del territorio anche come attrattiva.

Spiace vedere che c’è ancora chi, questo, non lo capisce o fa finta di non capirlo, a ogni livello, specie tra chi fa informazione e va a toccare cose di cui, evidentemente, non ha le competenze e le capacità di comprensione. Fortunatamente, nonostante questi soggetti, il concetto di turismo come ricchezza sta radicando e spero prosegua nel suo percorso di “contaminazione” della cultura imprenditoriale picena. Non è certo la soluzione a tutti i problemi, ma sicuramente è una delle soluzioni. Una delle più forti.

 

Luca Craia

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