Parlateci di Bibbiano, così dicevamo tutti un paio d’anni fa. Lo diceva la gente, lo dicevano i giornali, lo gridavano i politici. Una brutta storia, quella di Bibbiano, una storia di incredibili sofferenze inflitte a bambini e genitori in nome del dio denaro, del potere, e di una certa politica che pare marginale ma forse tanto marginale non è. L’indignazione formidabile di quei giorni arrivò come una molla carica alle elezioni regionali, poi niente, la molla si è scaricata e si sono azzittiti tutti: i giornali, i politici e la gente, a dimostrazione che la gente si muove quando qualcuno decide di muoverla e come muoverla, sennò pensa ad altro.
Abbiamo avuto molto altro a cui pensare in questi ultimi due anni, c’è stata anche una pandemia che ha cambiato le nostre vite forse in maniera irreversibile, ma il caso Bibbiano era ed è talmente enorme che non avrebbe dovuto scomparire dietro ai fatti nuovi che gli hanno rubato la scena mediatica. Ma come si fa a parlare di Bibbiano, come fanno i politici che gridavano “mai con quelli di Bibbiano” e ora governano insieme? Come fanno i giornali servi a parlare di Bibbiano senza disturbare quel potere padrone che governa il Paese e le loro penne?
Di Bibbiano parla la cronaca locale. Ci sono resoconti più o meno puntuali dell’evoluzione dell’inchiesta. Ma la cronaca nazionale non se ne occupa più. Figuriamoci i politici. Chissà, magari può tornare utile tra un po’, per un’altra elezione. Al momento, è meglio che se ne stia là, in provincia, con tutti i suoi misteri e le sue cose innominabili.
Luca Craia
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