“Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l'auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento”.
Non lo so se ho voglia di commentare la scarcerazione di Giovanni Brusca. È una cosa devastante, inaccettabile, assurda. 25 anni di galera per un uomo che ha fatto tanto male da non sembrare più nemmeno un uomo sono una cosa che non si riesce a commentare. Lo sapevamo che non sarebbe morto in carcere, Brusca. Ma vederlo uscire fa male a chiunque abbia un minimo di coscienza civile e di amor patrio.
C’è qualcosa che non va in questo Paese, c’è questo senso di ingiustizia che affligge i giusti di fronte a queste cose, e c’è il contraltare dell’impunità che percepiscono gli ingiusti, quell’impunità che fa credere a chi uccide, ruba, rapina o semplicemente non rispetta le regole del vivere civile che può farlo, tanto non gli farà niente nessuno. 25 anni di galera per Brusca danno loro ragione, in Italia se delinqui non ti fa niente nessuno.
Luca Craia
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