Se si voleva che la gente non andasse a Castelluccio per la fioritura ci si è riusciti benissimo. C’era poca gente, e se questo è un bene per le coltivazioni che ogni anno vengono invase da selvaggi che non capiscono il danno che arrecano, è male, anzi, malissimo per l’economia di un territorio che ancora, anzi, oggi più che mai ha bisogno di non perdere occasioni come questa per riprendersi. E quando parlo di territorio non riesco a fare distinzioni tra comuni e regioni, perché l’economia, come la cultura, in quell’area sono così strettamente connesse che è da stupidi tirare delle linee col righello.
E sono state proprio le linee tirate col righello dal Comune di Norcia, evidentemente, a scoraggiare fortemente il flusso di visitatori a Castelluccio. La chiusura “militare” delle strade che arrivano sulla piana dalle Marche e la possibilità di giungere dall’altro versante solo con le navette ha probabilmente scoraggiato molta gente che ha preferito andare altrove piuttosto che tribolare lì. Una chiusura, peraltro, che viola le libertà individuali senza una motivazione precisa e che certamente non è una soluzione, per quella toccherebbe percorrere altre strade, più complesse organizzativamente. Quindi poca gente in giro, pochi cretini a calpestare le lenticchie ma anche e soprattutto pochi clienti per le attività del posto. Un’occasione persa per un muro contro muro tra comuni confinanti che non si capisce.
Inadeguati, direi, gli amministratori del territorio, ma non è cosa nuova. Del resto se il terremoto ha lasciato ferite ancora aperte e sanguinanti è anche per questa inadeguatezza, per questa divisione, per questa difficoltà a fare fronte comune su tutto. Il risultato non è soltanto che ieri a Castelluccio ci fossero poche persone, ma anche che oggi a Castelluccio e tutto intorno sia tutto ancora fermo più o meno a quel maledetto ottobre del 2016. Bravi tutti.
Luca Craia
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