Era il 2016. La coppia di anziani coniugi parte per la consueta vacanza sulla riviera romagnola. Poco prima di arrivare all’albergo prenotato a Riccione, lui accusa un malore. Accosta la macchina e la moglie chiama l’ambulanza. Entrambi salgono e vanno all’ospedale di Rimini, dove lui viene accolto nel Pronto Soccorso e lei aspetta in sala di attesa. Purtroppo il malore era una cosa molto seria e lui muore. Quando i medici informano la signora, questa accusa un malore. Viene prontamente soccorsa e la signora si riprende.
Se volete vi faccio tutto un discorso di quanto può essere insostenibile per una persona perdere il coniuge, la metà di sé, quello con cui si è condiviso gran parte del percorso della vita. Ve lo risparmio perché non cerco lacrime, cerco indignazione. Vado avanti.
Nel 2021, in questi giorni, alla signora viene recapitata una missiva dall’ospedale di Rimini che le chiede, a distanza di 6 anni, di pagare il ticket del soccorso fornitole, essendo il suo malessere classificato in codice bianco. Vogliono 25 Euro.
Io non capisco come sia possibile che, in un Paese che si indigna per tutto, che fa fiaccolate, si inginocchia, conduce battaglie di civiltà per i diritti di chiunque, una persona che si sente male in ospedale per la morte del marito venga classificata. Non solo classificata con codice bianco, ma proprio classificata. Quindi soggetta a una serie di adempimenti burocratici che fanno entrare il tutto nel mondo asettico e disumano delle scartoffie. E il dolore di una persona viene catalogato, e gli si dà un costo per la società, in questo caso 25 miserabili Euro.
Ci deve essere un modo per evitare questo macello, questa immensa mancanza di rispetto, questo tritacarne che conduce la burocrazia implacabilmente sui cittadini. Ci deve essere un modo perché non si debba sempre e necessariamente essere un codice inserito in un sistema di numeri, ma si possa rimanere umani, esseri umani, e trattati come tali. Perché questo è un caso limite, ma di casi limite ce ne sono sempre troppi, e di casi non limite ce ne sono infinitamente tanti, casi in cui il cittadino non conta come persona ma come codice. Ecco, io una battaglia per il diritto del cittadino a essere trattato sempre e comunque non come un numero ma come un essere umano la condurrei, magari nei ritagli di tempo tra l’appendere uno striscione multicolore o tra un’inginocchiata e l’altra.
Luca Craia
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