Comunicato integrale
All’Auditorium
Fiera della Pesca di Ancona si è tenuto l’evento “Lotta alla mafia. L’ergastolo
ostativo dopo la sentenza della Corte Costituzionale”, organizzato dal Dipartimento
Giustizia di Fratelli d’Italia Marche. Ospiti della serata l’On. Andrea
Delmastro Delle Vedove, Vico Valentini (Professore di Diritto penale
all’Università di Perugia) e in videocollegamento Sergio De Caprio, noto come
“Capitano Ultimo”.
De Caprio - salutato da un lungo applauso - ha evidenziato la necessità di un
maggior dialogo con gli agenti di sicurezza che combattono sul campo la lotta
alla mafia, mentre il prof. Valentini ha chiarito il motivo dal punto di vista
giurisprudenziale della sentenza della Corte Costituzionale. “In un
sistema costituzionale dove si evidenzia la funzione rieducativa della pena,
l’ergastolo non può sussistere” spiega il prof. Valentini. “È per questo che si
parla di liberazione condizionale, trovando così un modo per evitare
l’incostituzionalità. Con la sua ultima sentenza al riguardo, la Corte
Costituzionale ci dice che la scelta del detenuto di non collaborare non può
essere vincolante per il mancato ottenimento della libertà condizionale,
ponendo in essere la questione che si potrebbe non collaborare per una mancanza
di garanzie dai rischi di rappresaglie in caso di collaborazione. La Consulta
non cancella la presunzione di pericolosità a carico del non collaborante, che
può e deve essere mantenuta in nome della sicurezza collettiva. Una legge con
un regime probatorio rafforzato gravante su chi decide di non collaborare va
nella direzione indicata dalla Corte Costituzionale”.
L’On. Delmastro ha quindi presentato la proposta di legge di Fratelli d’Italia:
“Lo stesso Riina diceva che la madre di tutte le battaglie contro lo Stato è
l’ergastolo ostativo e anche la Corte Costituzionale, con una sentenza non
demolitoria, ha dato alla politica il tempo di presentare una legge per evitare
che questo strumento venga abolito. Fratelli d’Italia ritiene che l’unico modo
per dimostrare una ‘rieducazione’ dalla mafia sia collaborare con la giustizia.
Con la nostra legge, vogliamo rendere stringenti e rigorosi i requisiti di
accesso alla liberazione condizionale, aggiungendo al detenuto mafioso l’onere
della prova e permettendo al Giudice di avere maggiori poteri di ricerca e
controllo, come l’operatività del nucleo criminale, il ruolo dell’accusato nel
sodalizio, i rapporti patrimoniali dell’intera famiglia alla luce del reddito dichiarato.
Ponendo misure concrete perché si impedisca il ripristino dei collegamenti con
la criminalità anche dopo la collaborazione, dovremmo scongiurare la
cancellazione dell’ergastolo ostativo. Fare del moralismo giuridico con la
mafia è sbagliato, non dobbiamo interrogarci se i mafiosi collaborino solo per
avere una ‘scappatoia’ dalla prigione, ma dobbiamo fare in modo che solo
collaborando in maniera decisiva i detenuti per reati mafiosi possano ottenere
la libertà condizionata”.
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