Tutto cambia perché nulla cambi. La frase forse più inflazionata della letteratura italiana si addice, purtroppo, a talmente tante situazioni da diventare forse fastidiosa, ma dipinge così spesso e così perfettamente la realtà da trovarne altre con fatica. Per esempio, cambia il negazionismo sulle foibe perché resti il negazionismo sulle foibe. Lo abbiamo visto ieri, Giornata del Ricordo, in cui esponenti della sinistra italiana si sono prodigati nel dimostrare la loro avversione alla verità storica, preferendo una verità ideologica più consona alle loro aspettative politiche.
Così, a parte qualche caso di fascista travestito da comunista che, da buon squadrista, attacca le sedi di FdI o attacca striscioni intimidatori sulla porta di casa del Presidente del Consiglio Comunale di Senigallia, il nuovo negazionismo non nega più che i fatti d’Istria e della Venezia Giulia siano successi ma ne imputa la responsabilità agli stessi Italiani. E già, perché quello che è successo, i massacri, le torture, l’esodo che ne è conseguito, non sono una barbarie commessa dai partigiani di Tito ma la logica e normale reazione alle crudeltà perpetrate prima dai fascisti. In buona sostanza, gli Italiani infoibati e quelli che hanno abbandonato dietro le spalle la propria vita precedente per non farsi infoibare se la sono cercata. E con questo si autoassolvono dai propri peccati nel nome di Marx, Lenin e Che Guevara, Amen.
Anche i nostri piccoli comunisti locali non sono stati da meno: basta farsi un giretto sulle pagine Facebook di certe forze politiche, o sui profili personali dei profeti del comunismo integrale o ai quattro cereali per vedere splendide e mirabolanti prestazioni di contorsionismo negazionista col quale, alla fine, i cattivi sono gli esuli o gli infoibati. E sono gli stessi che ci vorrebbero tutti più buoni, più umani, più accoglienti. Ma guai metterli davanti alla storia che, badate bene, non condanno il loro credo politico ma l’azione di certi personaggi da cui basterebbe prendere intelligentemente le distanze. Ma la fede è talmente forte e cieca da impedire l’onestà intellettuale. Ed eccoci qua, a distanza di quasi 80 anni, a invocare una pacificazione nazionale che, con queste teste, non è per adesso che avverrà.
Luca Craia
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