lunedì 7 febbraio 2022

Madonna nuda. Un racconto di formazione.


Quel pomeriggio d'estate faceva un caldo bestiale. Se ci aggiungi la tempesta ormonale di cui sono preda normalmente gli adolescenti, capisci bene perché, quando qualcuno, non ricordo chi, portò la notizia che su Playboy c'era Madonna nuda cominciammo subito a progettare l'acquisto della rivista erotico-patinata. Che non potevamo comprare al paese, primo perché ci conoscevano tutti gli edicolanti e sapevano che diciott'anni non li avevamo ancora, sia proprio perché tutti gli edicolanti ci conoscevano, motivo più che sufficiente per averne pudore. Così decidemmo di andare il giorno dopo a Macerata, col treno, per comprare Playboy all'edicola della stazione e rimontare subito sulla prima littorina che tornava indietro. 

Così il giorno dopo, nelle prime ore del pomeriggio, quando il sole ti spacca in quattro e non solo a Chattanooga Tenessee, andammo con le vespe e i motorini alla stazione di Morrovalle e salimmo sul vecchio trenino diesel bianco e blu, direzione Macerata, per l'occasione città del peccato. Non vi posso definire l'eccitazione palpabile e spalmabile, in realtà neanche tanto causata dall'aspettativa di vedere nuda la diva del momento che, tra l'altro, musicalmente nemmeno ci sconfinferava granché, quanto per l'avventura in sé, quel gusto salino e ferroso di fare qualcosa di sostanzialmente proibito.

Scesi dal treno a Macerata, facemmo la conta per chi dovesse vestire la faccia tosta di presentarsi davanti all'edicolante e chiedere il "giornaletto zozzo" e, con la mia solita fortuna, la sorte scelse me. Il mio aspetto, sempre stato più adulto di quanto non fossi, mi aiutò tanto che il giornalaio non fece una piega e mi mise in mano l'agognata rivista. Che in copertina tutto aveva tranne l'immagine della cantante di Like a Virgin. Strano, mi dissi. Ma pagai e tornai dai miei compagni d'avventura che aspettavano fuori, sulla banchina, e già si davano di gomito. 

Ma Madonna non c'era in quel numero di Playboy. Scoprimmo sfogliando frettolosamente le pagine piene di tette e peli pubici che quasi neanche notammo per la foga, che il servizio su Madonna era in uscita col numero di settembre, quello successivo. Buttammo via il giornale senza neanche goderci un po' le bellezze che conteneva, tanta fu la delusione. Sul treno progettammo una vendetta su chi ci aveva fornito l'informazione sbagliata, senza mai consumarla. E finì così quell'avventura sfortunata, una delle tante che la nostra benedetta generazione ebbe la fortuna di vivere, per crescere, per formarsi e per avere cose da raccontare. Come questa. E penso alle generazioni successive, sempre più tecnologicizzate, ai ragazzi sempre più soli e sempre più bloccati in esistenze più virtuali che reali. E benedico Madonna nuda e tutte le stupidaggini che ci portavano a scoprire la vita.


L.C.

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