Nella civiltà dell’eclatante, si vende la politica come si vendono le merendine: con la pubblicità. Anziché aprire un dibattito serio nelle sedi istituzionali, anziché rendere edotti i cittadini sulle problematiche e dar loro modo di ascoltare tutti i punti di vista, si fanno i manifesti come per le svendite di fine stagione.
La questione delle scuole pone due visioni diverse, a Montegranaro: quella della maggioranza, che ritiene di non dovere impegnare le casse pubbliche per costruire (e quindi cementificare ulteriormente) edifici che, numeri alla mano, non sono necessari in relazione al numero degli studenti; dall’altro c’è la visione della minoranza che invece vorrebbe costruire comunque una scuola nuova. Tralascio le considerazioni sul come è stato portato avanti il progetto da parte dell’ex amministrazione comunale perché ne ho parlato fin troppo.
In ogni caso, entrambi i punti di vista sono legittimi, solo che l’opposizione sta cercando di dare un’immagine distorta di quello della maggioranza, facendo passare il messaggio che all’Amministrazione Ubaldi non interessi nulla della scuola. Cosa non vera, ma non sta a me spiegarlo, tanto che è già stato fatto e i cittadini più attenti hanno capito come stanno le cose. Ma ripeto: sono due punti di vista legittimi. Quello che non è legittimo è travisare quello dell’altro piuttosto che perorare il proprio.
Stamattina sono apparsi dei manifesti in cui si dice sostanzialmente che l’Amministrazione Ubaldi “sprecherebbe “ i soldi per fare la sede della Protezione Civile, rotonde e ascensori, mentre alle scuole non ci penserebbe. Un messaggio intellettualmente disonesto, del quale non sappiamo nemmeno ufficialmente la paternità, visto che, come nella migliore delle tradizioni della sinistra nostrana, si lancia il sasso e si nasconde la mano. In effetti non si sa chi sia il committente del manifesto, cosa che a me pare rilevante non tanto da un punto di vista legale, quanto da un punto di vista politico. Per fare politica credo sia importanza assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Non sembra questo il caso.
Luca Craia
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