Io credo che ci voglia anche un po’ di leggerezza. A Sanremo ci vuole leggerezza. Abbiamo bisogno di leggerezza, di evadere, di liberare la mente e lasciarla per un po’ a galleggiare, tra canzoni belle o brutte, tra vestiti sgargianti o canottiere improponibili, tra quello che stecca e quello che canta come un usignolo. Non dobbiamo per forza caricarci sulle spalle tutto il male del mondo ogni minuto della nostra vita, non dobbiamo per forza dare un tono serio a una cosa che non necessita di essere seria come Sanremo. Va bene anche divertirsi e basta.
Penso al monologo sugli hater di ieri sera, condivisibile ma contestualmente fuori posto; penso a Saviano, che stasera pare ci parlerà di Falcone e Borsellino, tema importantissimo ma che non si capisce cosa c’entri con le canzoni, con la nostra necessità di leggerezza, con Sanremo.
C’è quest’ansia di appesantire tutto, come se la leggerezza fosse peccato, come se il diritto naturale di divertirsi fosse disdicevole. Io voglio approfondire quando voglio approfondire, e voglio divertirmi quando voglio divertirmi. Voglio guardare Sanremo e pensare a quanto sono brutte o belle le canzoni, ai fiori, ai vestiti, alle luci e alle frivolezze che caratterizzano Sanremo. A Falcone e Borsellino ci penso spesso, ci ho scritto spesso, ci ho tanto ragionato e tanto ci ragiono. Ma non mentre guardo Sanremo. Lasciateci un po’ di leggerezza, fateci campare.
Luca Craia
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