“Il Montegranarese autentico fu, è e speriamo sarà un buono, un allegrone, anche se un poco rozzo e direi ingenuo, ma molto spontaneo. Fin da piccolo non ricordo un fatto di sangue, forse qualche pugno preso e dato, molti strilli specie tra le donne ma mai però offese gravi e ascendenti”. Sono parole di Rirì Graziaplena, compianto montegranarese trapiantato a Roma ma sempre innamoratissimo della sua Montegranaro, parole affidate a una pagina scritta, contenuta in un quadernetto che ho ritrovato recentemente grazia al mio giovane amico Paolo, Montegranaro e i suoi cittadini. Le riporto perché devo constatare come quanto Rirì auspicava purtroppo non sia avvenuto, e quei Montegranaresi allegroni e spontanei, le cui scaramucce finivano “e domani, scordato tutto, era un altro giorno”, come scriveva lo stesso, si siano trasformati in qualcosa che somiglia a bande rivali che si guardano perennemente in cagnesco e che sono costantemente in antitesi utilizzando una cattiveria che, storicamente, non appartiene all’indole di questa cittadinanza.
Lo scontro politico si ripercuote immancabilmente nella società civile e, in questi tempi di comunicazione costante, nei social dove poi tutto ingigantisce per la mancanza di filtri e di freni inibitori, con la presunzione di impunità che dà quel finto anonimato dello schermo. Lo scontro politica dovrebbe rimanere all’interno della politica e dovrebbe essere sui temi, non sulle persone. Invece i temi sono spariti di fatto ed è rimasto solo l’attacco personale, che poi esce dalla sala del Consiglio Comunale e scende in piazza, per le strade, tra la gente.
Personalmente sono un collezionista di offese e insulti, con qualche minaccia ogni tanto, e ormai ci sto facendo il callo, anche se non nascondo che ogni volta mi interrogo sul perché non si possa stare su posizioni anche opposte senza necessariamente odiarsi. Invece è odio autentico quello che serpeggia per Montegranaro, un odio che si manifesta in tanti modi, non solo con l’insulto gratuito, e che mi preoccupa molto. Un odio che sta smembrando la comunità, la danneggia irreparabilmente, la blocca nel suo evolversi e nel suo crescere.
Io credo che dovremmo sforzarci di tornare a quella Montegranaro che racconta Rirì, un paese di gente bonaria, che magari litiga ma fa subito pace, un paese fatto di gente che collabora per il bene comune. Da troppo tempo gli avvelenatori di pozzi portano avanti le loro scorribande. È ora di fermarli, e li si ferma isolandoli e lasciandoli languire nella loro produzione d’odio. Ce ne gioveremmo tutti.
Luca Craia
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