Si chiama Doomsday Clock ed è un altro modo per chiamare il Bollettino degli Scienziati Atomici fondato da Albert Einstein, J. Robert Oppenheimer, Eugene Rabinowitch e gli altri scienziati dell'Università di Chicago che contribuirono al Progetto Manhattan che realizzò la prima bomba atomica. Da 75 il Doomsday Clock monitora la situazione nucleare nel mondo curato dai maggiori scienziati atomici della Terra e ci fornisce una relazione puntuale e scientifica del rischio che l’umanità sta correndo in quell’esatto momento. Dal gennaio scorso, secondo l’Organizzazione, siamo a 100 secondi dall’Armageddon nucleare, e questo a causa dell’escalation in Ucraina. Sempre secondo gli scienziati, l’orologio da gennaio non si sarebbe mosso, ma non è un buon segno, perché a questo punto così vicino alla “mezzanotte” non si era mai arrivato dopo le bombe atomiche americane in Giappone.
Una situazione di rischio altissimo che corriamo tutti, che corrono gli Ucraini, i Russi, noi Italiani, i Cinesi, persino gli Americani che stanno dall’altra parte del mondo e che si credono al sicuro e per questa loro sicurezza continuano a soffiare venti di guerra sulla lontana Europa. In caso di una degenerazione del conflitto a livello nucleare saremmo tutti sullo stesso livello, chiunque abbia ragione o torto. È banale dirlo ma pare necessario.
Il rischio non è da poco, parliamo di eventi potenzialmente estintivi. E di fronte a questa eventualità credo crollino tutti i ragionamenti, i principi, le buone e le cattive intenzione. L’unica cosa da fare e su cui dovremmo essere tutti d’accordo è disinnescare la possibilità che accada, riportare indietro le lancette del Doomsday Clock. Dopo si può ragionare anche su quanto sia cattivo chi, sulle ragioni dell’una o dell’altra parte, sui principi e sui diritti, ma il primo diritto di cui occuparsi è quello alla vita che abbiamo tutti.
Ecco, tra le tante ansie che i media ci mettono, questa non ce la dicono. Eppure sarebbe l’unica che avrebbe senso.
Luca Craia
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