lunedì 27 marzo 2023

Le pietre che parlano: la chiesa di San Pietro Apostolo.

Le tre chiese antiche di Montegranaro, nominate nel Chronicon Farfense e forse addirittura preesistenti rispetto al paese stesso erano SS.Filippo e Giacomo (l’attuale Sant’Ugo), Santa Maria in Montaspice (l’attuale chiesa del Crocifisso) e San Pietro. Quest’ultima, purtroppo, non esiste più e non va confusa con la San Pietro che ancora possiamo ammirare in via Castelfidardo. L’antica San Pietro era presumibilmente ubicata nella stessa parte del crinale, un po’ più a monte rispetto alla chiesa settecentesca tuttora esistente, ma non esistono reperti evidenti che ce la facciano identificare con certezza.

La San Pietro che vediamo oggi, invece, è ancora pressochè integra anche se gli anni e gli eventi sono stati impietosi. L’edificazione è stata ultimata nel 1771, finanziata dalla Confraternita del SS.Suffragio e da questa subito donata alla Curia che ne fece una “cura” di anime, ossia una chiesa non parrocchiale che fungeva da riferimento per le famiglie residenti al di fuori dalle mura castellane, molte delle quali piuttosto abbienti in quanto proprietarie di cospicui patrimoni agricoli. La chiesa è particolarissima per la sua pianta ellittica e la finta cupola in camorcanna, con un pavimento in cotto che ricrea la circolarità della volta stessa in totale simmetria con la Colomba dello Spirito Santo posta al centro della stessa. La chiesa, in origine, era policroma e solo in tempi relativamente recenti è stata imbiancata. Troviamo tracce dell’antica decorazione pittorica sugli altari laterali, che richiamano i colori della Mensa centrale.

Leggendo le pietre, però, ci accorgiamo che, molto probabilmente, la chiesa non è stata edificata ex novo, piuttosto utilizzando quella che era una torre di guardia delle mura castellane. Ce lo dicono le imponenti fondamenta, l’altezza delle stesse rispetto al piano viario sottostante e la netta rottura che l’edificio opera sulla linea delle mura rinascimentali tutt’ora piuttosto ben identificabili. È anche pensabile ragionevolmente che la rampa che collega via Marconi a via Castelfidardo fosse una porta secondaria del paese, appunto difesa dalla torre poi trasformata in chiesa.

 

Luca Craia


 

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