lunedì 20 marzo 2023

Le pietre che parlano. La storia si fa sia con le fonti che con i reperti.

Non si può ricostruire la storia di un paese, sia esso Montegranaro o Canicattì, solo attraverso le fonti storiografiche. Leggere le carte è fondamentale, ma se non si uniscono le informazioni ritrovate sui documenti storici con i risultati delle ricerche archeologiche, si ha una visione parziale e si rischia di ricostruire la storia in maniera errata.

Faccio l’esempio della chiesa dei SS.Filippo e Giacomo, di cui siamo al corrente di tre diverse edificazioni: la prima è quella che poi è stata intitolata a Sant’Ugo, la seconda è datata al XVI secolo e la terza è quella che possiamo vedere attualmente. Quindi abbiamo la presenza della prima edificazione e della terza, la seconda è andata perduta. Se guardiamo le carte, i documenti, la storiografia, tutto lascerebbe supporre che la chiesa cinquecentesca sia stata inglobata da quella settecentesca, che l’avrebbe ampliata.

Ma se leggiamo i mattoni, le pietre, se inseriamo nella ricerca anche i risultati dei rilievi archeologici, ci accorgiamo che invece la chiesa era spostata più a valle rispetto alla posizione attuale, e la possiamo individuare nel perimetro della canonica. Questo lo possiamo affermare per la presenza di diverse pitture murarie all’interno della casa stessa ma soprattutto per il ritrovamento di un vano seminterrato che a tutti gli effetti risulta essere la cripta del tempio intermedio.

Quindi la chiesa settecentesca ha ampliato quella cinquecentesca nel senso che è più grande ed estesa, ma nel ‘500 SS.Filippo e Giacomo e Sant’Ugo erano due unità distinte. Solo nel 1760 l’antica chiesa di Sant’Ugo è stata inglobata dalla costruzione della nuova chiesa diventandone la cripta, mentre la chiesa cinquecentesca è stata adibita a canonica.

Tutto questo lo possiamo stabilire unendo le informazioni storiografiche con quelle archeologiche, procedimento senza il quale non si può ricostruire in maniera completa la storia. Ecco perché è importante anche il lavoro di catalogazione degli ipogei e del sottosuolo in generale che stiamo compiendo con Arkeo, il Labirinto e il Cai di Fermo, un lavoro che ci ha già consentito di capire molte cose.

 

Luca Craia


 

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