Montegranaro è
un paese che ha distrutto molto del suo patrimonio storico e artistico, ma
qualcosa si è salvato. Solo che ci sono beni difficili da vedere perché sono
nascosti, occultati dal tempo e da costruzioni successive che li hanno chiusi
in delle bolle temporali dove sono rimasti intoccati e inviolati per secoli. È
il caso della Pieve del SS. Salvatore, che credo nessuno Montegranarese vivente
abbia mai visto tranne pochissime eccezioni.
Chiariamo una cosa: la parrocchia del centro è intitolata
al SS.Salvatore mentre la chiesa della Pievania a San Francesco. Questa
intitolazione deriva appunto dalla chiesa della Pieve (da qui anche il termine
pievano – pievania) che fu il nucleo primario attorno al quale avvenne
l’incastellamento che creò il paese di Montegranaro.
Si è sempre
pensato che della pieve non fosse rimasto nulla e che al suo posto ci fosse il
teatrino della Pievania che, comunque, ancora custodisce alcuni stucchi
appartenenti all’abside della chiesa seicentesca. L’unica traccia evidente
della Pieve è il portale murato che si affaccia lungo corso Matteotti nonché
una monofora distante pochi metri.
Ma nel 2013, durante le esplorazioni degli ipogei
effettuati da Arkeo e Cai, mi infilai per caso in uno stretto cunicolo posto
dietro il palco del teatrino e quando ne sbucai, coperto di ragnatele, mi
ritrovai in un vano buio che, una volta illuminato con una torcia, rivelò delle
pareti affrescate e una finestra monofora murata affacciata in direzione
nord-est. Era chiaro che si trattava di una porzione della Pieve, probabilmente
una sacrestia.
Gli affreschi
sono purtroppo illeggibili, ma la loro presenza testimonia una grande
preziosità dei decori della chiesa più antica, mentre la fattura della monofora
richiama lo stile romanico-gotico del portale. Non sto a descrivervi la
sensazione che provai nel rendermi conto di essere entrato in un luogo in cui
nessuno aveva messo più piede per secoli.
È un tesoro purtroppo non visibile a tutti ma lo potrebbe
diventare in futuro con alcuni accorgimenti e un discreto investimento, un
investimento di cui non può certo farsi carico la Parrocchia. Anche in questo
caso sarebbe auspicabile il sostegno economico di qualche privato davvero
innamorato del proprio paese, in modo da rendere fruibile anche questo bene
prezioso e nascosto.
Luca Craia
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