mercoledì 1 marzo 2023

Non è un museo, è un racconto: prende corpo il progetto del museo delle tradizioni, nel cuore del paese e della storia.


Nel XIV secolo, il cuore di Montegranaro era il convento degli Agostiniani. Partiti ormai da tempo i Benedettini, i loro beni erano passati all’ordine dei frati di Agostino d'Ippona e questi beni erano pressappoco l’intera corte agraria che dette il nome “granaro” al paese. C’era anche la Pieve, ma il patrimonio dei Benedettini era davvero cospicuo, tanto che, nel XVI secolo, una corposa parte passò alla Prioria dei SS.Filippo e Giacomo, retta da Annibale Caro, lasciando comunque nell’agio gli Agostiniani. La vita economica del paese, quindi, ruotava intorno al grande palazzo che costituisce anche l’edificio più imponente di tutto il tessuto urbano antico: il contado arrivava in paese attraverso Porta Romana, dove c’era il dazio, e saliva verso il centro portando i frutti del raccolto e della terra ai frati che ne erano padroni.

Nel piano terreno dell’enorme palazzo, dove allora erano i magazzini, torna l’economia antica di Montegranaro con il Museo delle Tradizioni che sta tanto a cuore al Sindaco, Endrio Ubaldi. Va a inserirsi proprio dove un tempo pulsava la vita economica della comunità, nel punto da dove è partito tutto e poi si è sviluppato nelle nuove produzioni artigianali e industriali. È sempre intorno a quel luogo che la vita ha continuato a evolversi, e fino alla fine degli anni ’70 del XX secolo le stradine intorno all’ex convento erano un’enorme fabbrica naturale di scarpe. C’erano botteghe artigiane in ogni casa, tra chi produceva scarpe e chi effettuava le tante lavorazioni accessorie. È quindi quello il luogo migliore per rappresentare la storia dell’economia di Montegranaro, quell’economia che ha fatto vivere e stare bene la gente del paese e che ancora oggi costituisce, seppure di molto ridimensionata, la fonte primaria di sostentamento.


Non sarà un museo della calzatura, né un museo dell’agricoltura. Sarà il museo della vita, della società, della comunità che lavora e si sostiene con il lavoro. Sarà il racconto di tutto questo. Ci sarà una squadra con a capo un professionista, un architetto specializzato e tra i migliori in Italia nell’allestimento di superfici come queste, e un gruppo di personalità della comunità che rappresentano il mondo culturalmente propulsivo, tra i quali mi onoro di essere anch’io. Sarà un lavoro che richiede tempo: in realtà il progetto è partito da oltre un anno ma ci si è resi conto che è bene prendersi il tempo che ci vuole e fare un bel lavoro, perché Montegranaro lo merita.  E credo che l’ubicazione che si darà a questo racconto visivo della nostra storia sia rappresentativo di chi siamo, nella speranza che la riscoperta delle nostre radici porti a un maggior rispetto delle stesse e del nostro essere comunità.

 

Luca Craia

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