Un potenziale enorme e inespresso,
quello del Fermano per quanto riguarda il turismo. Spiagge bellissime e
località a misura di famiglia, colline amene ricche di paesaggi mozzafiato e tesori di storia e d’arte, i monti
vicinissimi alla costa con scorci incantevoli e magici. Tutto questo, proposto
in pacchetti coordinati, porterebbe fiumi di turisti nella terra incastrata tra
il Chienti e l’Aso. Lo testimonia Fermo, che comunque è piuttosto gettonata
grazie agli sforzi del Sindaco Calcinaro, lo testimoniano i comuni costieri,
che riescono, nonostante diversi problemi organizzativi e di altra natura, ad
attrarre turisti. Meno attrattivo è l’entroterra, che non riesce ad
autopromuoversi, tra iniziative estemporanee e tentativi maldestri di
coordinarsi.
Il problema è che non si riesce a
parlarsi, non si riesce a fare un’unica offerta turistica, con investimenti condivisi
e coordinati, promozione su larga scala e iniziative congiunte che propongano
al turista quella immensa ricchezza di natura e cultura che rimane così chiusa
dietro porte serrate. Basterebbe poco, sarebbe sufficiente parlarsi, mettersi
intorno a un tavolo e scoprire le carte, lasciare stare i campanilismi e le
gelosie e lavorare tutti insieme per un obiettivo comune che porterebbe
ricchezza e lavoro per tutti.
Invece Fermo fa da sé e non parla con
Porto San Giorgio, i comuni dell’interno non parlano tra di loro, figuriamoci
con Fermo o con la costa; e poi ci sono ben due associazioni di Comuni, una di destra e
una di sinistra (sic) che dovrebbero fare promozione turistica e invece fanno poco, organizzato approssimativamente, spendono soldi pubblici e non producono quasi niente. Già
potenziando quelle e facendole lavorare come si deve, magari facendone di due
una, si otterrebbe molto. Ma rimaniamo qui, seduti su un pozzo di petrolio,
cercando di tirarlo fuori col cavatappi.
Luca Craia
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