martedì 8 agosto 2023

Turismo nel Fermano: la mano destra non sa cosa fa la sinistra, e la testa non sa di avere le mani.


Un potenziale enorme e inespresso, quello del Fermano per quanto riguarda il turismo. Spiagge bellissime e località a misura di famiglia, colline amene ricche di paesaggi mozzafiato  e tesori di storia e d’arte, i monti vicinissimi alla costa con scorci incantevoli e magici. Tutto questo, proposto in pacchetti coordinati, porterebbe fiumi di turisti nella terra incastrata tra il Chienti e l’Aso. Lo testimonia Fermo, che comunque è piuttosto gettonata grazie agli sforzi del Sindaco Calcinaro, lo testimoniano i comuni costieri, che riescono, nonostante diversi problemi organizzativi e di altra natura, ad attrarre turisti. Meno attrattivo è l’entroterra, che non riesce ad autopromuoversi, tra iniziative estemporanee e tentativi maldestri di coordinarsi.

Il problema è che non si riesce a parlarsi, non si riesce a fare un’unica offerta turistica, con investimenti condivisi e coordinati, promozione su larga scala e iniziative congiunte che propongano al turista quella immensa ricchezza di natura e cultura che rimane così chiusa dietro porte serrate. Basterebbe poco, sarebbe sufficiente parlarsi, mettersi intorno a un tavolo e scoprire le carte, lasciare stare i campanilismi e le gelosie e lavorare tutti insieme per un obiettivo comune che porterebbe ricchezza e lavoro per tutti.

Invece Fermo fa da sé e non parla con Porto San Giorgio, i comuni dell’interno non parlano tra di loro, figuriamoci con Fermo o con la costa; e poi ci sono ben due associazioni di Comuni, una di destra e una di sinistra (sic) che dovrebbero fare promozione turistica e invece fanno poco, organizzato approssimativamente, spendono soldi pubblici e non producono quasi niente. Già potenziando quelle e facendole lavorare come si deve, magari facendone di due una, si otterrebbe molto. Ma rimaniamo qui, seduti su un pozzo di petrolio, cercando di tirarlo fuori col cavatappi.

 

Luca Craia

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