martedì 16 gennaio 2024

La ricca Montegranaro di fine XVIII secolo

Penso che la grande ricchezza che Montegranaro ha vissuto nel XX secolo, in particolare nella sua seconda metà, non sia stata un fenomeno a se stante. Anche in passato il paese ha dato segnali di grande benessere economico. Penso alla fine del ‘700, un periodo che deve essere stato particolarmente florido per i Montegranaresi, tanto da potersi permettere di costruire, nel giro di una ventina di anni scarsa, addirittura tre chiese nuove, tutte arredate in maniera sontuosa. Si è cominciato con la magnifica Prioria dei SS.Filippo e Giacomo, eretta nel 1760 quasi totalmente da nuovo con un’opera ingegneristica notevole che ha poggiato le mura su quelle della sottostante chiesa di Sant’Ugo, molto più antica. La chiesa inoltre fu corredata di preziose pitture murarie, di due tele di pregio e di un organo poi sostituito dall’attuale Malvesto. Un grande investimento, quindi.

Pochi anni dopo, nel 1771, la Confraternita del Suffragio modificava radicalmente una parte della cinta muraria, probabilmente una torre, per trasformarla nella chiesa di San Pietro Apostolo. Una costruzione sicuramente più piccola rispetto alla precedente ma molto preziosa. Addirittura la nuova chiesa contava ben tre tele (non conosciamo quella che venne sostituita dal San Pietro di Orazio Orazi ma sicuramente c’era un altro dipinto) e il perimetro delle mura era policromo con imitazioni del marmo. Il pavimento in prezioso cotto intarsiato e la volta in camorcanna che imita una cupola contribuiscono ad arricchire una costruzione che sicuramente deve essere stata piuttosto costosa, tanto che non si è riusciti a ultimarne la facciata per la quale era prevista una copertura in marmo.

Dopo sei anni, nel 1777, veniva ultimata anche la costruzione del tempio dedicato al Santo locale e attuale patrono, il cappuccino San Serafino da Montegranaro. Anche questa chiesa viene edificata praticamente ex novo sul poco che rimaneva dell’antica chiesa di San Francesco Vecchio già Santa Margherita. Qui fu poprio il popolo montegranarese a farsi carico interamente della costruzione sia con finanziamenti che col proprio lavoro diretto. L’edificio, in un austero stile neoclassico, è arricchito da sontuosi altari lignei e da un corredo di opere di pittura di gran pregio, opera di pittori molto noti all’epoca come Alessandro e Filippo Ricci e Nicola Antonio Monti.

Insomma, una spesa ingente per le chiese che testimonia un momento sicuramente molto florido per la comunità montegranarese. Comunità quindi non nuova alla ricchezza che, se da un lato ha permesso di costruire testimonianze architettoniche così importanti, dall’altro ha consentito che si facesse scempio di moltissimo patrimonio storico e architettonico, spogliando di elementi testimoniali il castello e lasciandolo privo di tante sue parti che oggi sarebbe importantissimo avere.

 

Luca Craia


 

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