La leggenda, perché di leggenda si tratta non avendo fondi storiche attendibili sulla vita del Beato Ugo, narra di diversi miracoli compiuti dal Discepolo di San Silvestro a Montegranaro. Ridiede la vista a un cieco, come attesta un dipinto adiacente al suo sepolcro, nella chiesa di Santa Maria in Piano di Sassoferrato, salvò un ragazzo dalle fauci di un lupo, episodio descritto in un affresco nella chiesa a lui dedicata a Montegranaro, divise le acque del fiume Tronto mentre si recava a Bari in pellegrinaggio verso le spoglie di San Nicola, fece sgorgare una fonte miracolosa, come dipinto sempre in Santa Maria in Piano.
Ed è proprio questa fonte, tutt’oggi ancora attiva, ad aver dato origine ad altri due miracoli che vengono documentati nel libercolo “Sant’Ugo monaco e apostolo” del Benedettino Domenico Merloni, edito nel 1972. Secondo padre Merloni, il 22 agosto 1695, Anna Maria Paoletti ricevette gli ultimi sacramenti sul letto di morte. Il Priore dell’epoca, don Felice Pietro (che il Merloni chiama “Pieri”) le diede a bere l’acqua della fonte e le coprì il volto con il “velo della reliquia” raccomandandone l’anima a Sant’Ugo. La moribonda guarì all’istante e visse per altri trent’anni. Ancora, nel 1752, tale Maria Colletto Cristiana era in punto di morte a causa di una ferita a una gamba incancrenita. Le lavarono la ferita con l’acqua di Sant’Ugo e la donna guarì all’istante.
C’è un’altra fonte di Sant’Ugo, in località Serragualdo, territorio di Sassoferrato, fatta sgorgare dal Santo per sedare uno “sciopero” degli operai che tagliavano la legna per il monastero e si lagnavano di non avere da bere. Su quella fonte, nel 1731, fu costruita una cappellina ancora in piedi. Anche a quest’acqua vengono attribuiti diversi miracoli.
Luca Craia
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