Sono quelle che la leggenda indica come del braccio di Sant'Ugo, le ossa contenute nel reliquiario esposto nel Museo "Tomassini" di Montegranaro inaugurato appena la scorsa domenica. Ce ne diamo resi conto guardando le foto scattate nella chiesa di Sant'Ugo prima dei lavori degli anno '60 fatti effettuare da don Dante Filomeni: in una di esse si vede benissimo lo stesso reliquiario appoggiato sull'altare che poi fu demolito. Da lì le reliquie furono traslate nella chiesa superiore ma non esposte. Poi, quando la chiesa fu chiusa per il rischio del crollo del tetto, furono di nuovo spostate e se ne persero le tracce. Il reliquiario è stato portato in Prioria dalla chiesa di San Serafino, dove era riposto nella sacrestia. Non sapevamo che lo stavamo riportando a casa.
Si tratta di una struttura lignea con "base a zoccolo, modanature digradanti e piedini a cipolla, ricettacolo a sezione rettangolare incorniciato da colonne, finestrella a luce rettangolare divisa in quattro scomparti, coperchio a timpano spezzato con al centro cimasa cuspidata contenete immagine sacra e ai lati prese a vaso, l'interno contiene numerose reliquie" come riportato dal Catalogo Generale dei Beni Culturali. Il catalogo lo inventaria a San Serafino già nel 1994.
La leggenda vuole che quelle ossa siano del Beato Ugo degli Atti, a cui è intitolata l'ecclesia sottostante la Prioria dei SS.Filippo e Giacomo e dove lo stesso Ugo avrebbe dimorato prima di trasferirsi a Sassoferrato dove morì. Ma proprio a Sassoferrato sono sepolte le spoglie mortali del Beato, e pare che il corpo sia intero. Quindi quello di Montegranaro sarebbe un terzo braccio, cosa che ci fa dubitare sulla veridicità della leggenda. Rimane il valore storico del reliquiario, databile alla seconda metà del '700, nonché quello spirituale e di fede.
Luca Craia
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