Filippo Graziani, al La Perla, ha fatto un concerto rock. Nessuna malinconia, nessuna mestizia nel ricordo di Ivan, solo tanto rock'n roll suonato con potenza e cuore. Ci siamo accorti in maniera inequivocabile che non eravamo a uno spettacolo commemorativo ma a un vero, sanguigno, pulsante concerto rock quando Filippo ci ha chiesto di alzarci dalle nostre morbide poltroncine e di buttarci dentro la musica di Ivan. Avevamo appena asciugato la lacrima che inevitabilmente è venuta da sola dalla prima nota di Lugano addio e di botto è salita l'adrenalina di Jackyll and Hyde, con tutto il teatro che improvvisamente si mette a saltare, ballare e cantare. Perché il rock è questo, un qualcosa che ti scuote dal tuo vivere confortevole e ti butta nel fastidioso piacere di esistere, che ti fa vibrare l'anima e ti costringe a muoverti.
Ivan faceva rock. Lo faceva come nessuno in Italia e come nessuno tirava fuori dalla sua chitarra l'essenza della vita, mettendoci sopra testi così scavati in profondità nell'animo umano da non avere tempo. Filippo tratta le cose del padre con un rispetto filiale commovente. Non lo imita, lo interpreta e lo attualizza senza trasformarlo, solo dando continuità a qualcosa che si è interrotto. C'era Ivan Graziani al La Perla, ma c'erano anche i suoi figli che lo tenevano vivo, facendo ancora con tenacia e cuore quella musica strana che si fa con le chitarre e senza computer, producendo note e cantando versi che rompono la corazza che questi tempi tristi e solitari ci hanno costruito addosso. Ecco, il concerto di Filippo Graziani è necessario per questo: perché è una liberazione.
Luca Craia
Nessun commento:
Posta un commento