Un provvedimento inspiegabile, irragionevole, inutile a meno che non
si pensi che sia l’ennesimo tentativo di acquistare qualche voto: il Governo
Renzi destina 500 euro a ogni studente diciottenne residente in Italia, sia
cittadino italiano che straniero. Che ci fa un diciottenne di questi 500 euro?
Secondo il piano del Governo, i soldi verranno elargiti a fronte di spese per
l’arricchimento culturale, quindi libri, teatro, cinema, musica e quant’altro
possa essere inquadrato come educativo; tutto piuttosto vago, per ora, ma
magari si spiegherà meglio nella fase attuativa.
Quello che non si capisce è perché si diano soldi agli studenti mentre
si tolgono alle scuole. Non sarebbe più logico e sensato investire nel sistema
scuola piuttosto che dare soldi a pioggia? Il sospetto è che, dato il
referendum costituzionale di ottobre, Renzi voglia, ancora una volta, comprarsi
qualche voto regalando soldini come aveva fatto per i famosi 80 euro. E li
regala proprio ai diciottenni, ossia a coloro che, quest’anno, voteranno per la
prima volta. Guarda caso.
Mons. Nuncio Galantino |
Questo sospetto è venuto a molti, anche a Monsignor Nunzio Galantino,
Segretario Generale della CEI, che ha mosso proprio questa critica al Governo:
si danno soldi soltanto agli studenti con diritto di voto. Peggio: Renzi cerca
di salvarsi la faccia e di non inimicarsi la CEI ed estende il bonus anche agli
stranieri, che non voteranno ma fanno tanta immagine. Ecco quindi che qualche
ulteriore milione di Euro se ne va con leggerezza. La CEI è contenta, Renzi
pure, i diciottenni non ci possono credere e noi paghiamo.
Perché il punto è questo: il provvedimento non serve a niente. Non
aumenterà la cultura dei nostri ragazzi, per quello dovrebbe pensarci prima la
scuola ma, vista l’inefficienza generale del nostro sistema scolastico, non
sarà che renderemo più dotti gli studenti con 500 miseri euro a testa. Però
costa, e costa ancora di più perché, se almeno per gli studenti italiani i
soldi sono i nostri e restano nostri, con gli stranieri il discorso cambia:
investiamo su persone senza la certezza di un ritorno economico, senza sapere
se la cultura che questi ragazzi acquisiscono oggi sarà poi messa a
disposizione del popolo italiano che l’ha pagata o se ne andrà con loro in
chissà quale angolo del mondo. Vivessimo tempi di vacche grasse sarebbe una
bella filantropia, ma qui le vacche muoiono di stenti e questi gesti magnanimi
sarebbe bene risparmiarseli.
Luca Craia