Torno sull’argomento dello
stabile donato al Comune e da questo accettato di buon grado perché non
capisco. Lo stabile necessita di ristrutturazioni e questo rende l’operazione
onerosa per il Comune. Ieri (leggi l’articolo)
mi chiedevo se l’atto in sé non costituisca un pericoloso precedente in quanto,
in assenza di un progetto preciso nel quale questa operazione vada a inserirsi,
qualsiasi cittadino che voglia liberarsi di un bene non remunerativo ma gravoso
economicamente potrebbe farne dono al Comune il quale, poi, almeno
politicamente, dovrebbe trovare una valida motivazione per un eventuale
diniego.
Oggi leggo sul Corriere Adriatico
la questione del Mattatoio, del quale, francamente, mi ero dimenticato. L’edificio
dell’ex mattatoio comunale giace in condizioni pietose ormai da anni. Lo stabile,
di per sé, potrebbe essere di grande utilità se in buone condizioni: ha una
cubatura notevole e è situato a due passi da viale Gramsci, il che ne fa un
ottimo luogo dove destinare un centro sociale, molto più appetibile di un
edificio in via Magenta, per capirsi. Ora mi domando: se il Comune di
Montegranaro non è in grado di gestire in maniera decorosa e di mettere a
frutto il proprio patrimonio immobiliare esistente, perché va ad incrementarlo
con immobili anch’essi necessitanti di interevento? Perché non interviene prima
sull’esistente garantendone l’integrità (anche economica) e servendosene al
meglio?
Ricordiamo che il Comune possiede
diversi edifici in città, molti dei quali in pessime condizioni. Ma, al di là
di questo, vale la pena dedicare un pensiero al Municipio che è inagibile nell’intero
piano primo.
Temo due cose: la prima è quella
che già ho illustrato, ossia che pervengano una lunga serie di donazioni
onerose. La seconda è che lo stabile di via Magenta, nel tempo, faccia la fine
del mattatoio: un altro rudere e un altro problema da risolvere. A carico dei
cittadini.
Luca Craia