Il professor Sgarbi con me a Sant'Ugo. |
Vittorio Sgarbi, il pugnace
critico d’arte e di costumi che tutti conosciamo per la sua acre e dissacrante
tempra, oggi ci dà l’esempio di come dovrebbe comportarsi l’uomo pubblico,
investito dell’autorità di smuovere opinioni e, quindi, masse. Sgarbi rinuncia
a Fermo. Doveva essere nel capoluogo dell’alto Piceno lunedì 11, domani, a
Villa Vitali, per parlare di Caravaggio e Pasolini ma, visto quanto accaduto
ma, soprattutto, visto il circo equestre di politici e opportunisti di varia
natura, lui, che è solito a buttarsi a pesce in ogni polemica e, se non c’è
polemica, che è capace di inventarne una, stavolta gira i tacchi e se ne va.
“Credo sia opportuno - spiega
Sgarbi - lasciare spazio al lutto per la morte di Emmanuel Chidi Nnamdi e alla
riflessione su quanto accaduto. Sono giorni di grande turbamento. Tra l'altro,
lo spettacolo racconta, attraverso le opere d'arte, episodi di vita estrema e
di violenza che riguardano Caravaggio e Pasolini, e non voglio che qualcuno li
accosti alle vicende del nostro tempo”.
Saggezza, lungimiranza, intelligenza.
Questo è quello che è mancato nel Fermano in questi ultimi tragici giorni. È mancato
a tutti: politici di prima, seconda e terza linea, preti o presunti tali,
giornalisti, comuni cittadini. È mancato ad associazioni, movimenti, persone
che, come Sgarbi, hanno il potere di convogliare un messaggio. Il messaggio che
invia Sgarbi al Fermano, alle Marche e alla nostra povera Italia in mano a
lestofanti, opportunisti e, consentitemi, cretini è questo: fermiamoci e
riflettiamo, soprattutto non creiamo altro odio. Un messaggio che serviva.
Luca Craia