L'assemble pubblica del 31 marzo 2016 sull'antenna |
La data fatidica è quella del 16 giugno, termine ultimo dopo il quale
da Vodafone dovrebbe spegnere il ripetitore vecchio, quello oggetto di
contenzioso per il quale la società telefonica ha dovuto intraprendere un nuovo
iter per installare un nuovo ripetitore che, si ricorderà, è stato però posto
troppo vicino alle abitazioni tanto da sollevare serie preoccupazioni da parte
dei residenti. Il nuovo ripetitore, o quanto meno il palo che lo dovrebbe
sostenere, è stato eretto in posizione errata rispetto al progetto originale
approvato dal Cosif, da cui la richiesta, da parte dell’opposizione, di un
provvedimento che costringesse la Vodafone a sanare il tutto abbattendo il palo
e ripresentando un progetto corretto. La richiesta dell’opposizione ha prodotto
un’ordinanza del Sindaco che ha costretto la Vodafone a rimuovere il palo.
Ora il problema, però, si fa serio, perché se il 16 giugno il vecchio
ripetitore venisse spento senza un altro a sostituirlo nelle vicinanze, la
Vodafone rischierebbe un accusa di interruzione di pubblico servizio, che a
cascata potrebbe riversarsi sul Comune di Montegranaro con conseguenze
piuttosto pesanti. E soluzioni, al momento, non se ne vedono. Le trattative coi
privati i cui siti potevano essere alternativi a quello in cui è stato
installato il nuovo palo non sono andate a buon fine mentre la Vodafone
bocciava altre proposte con i proprietari più disponibili. In quadro, quindi,
si fa piuttosto fosco, con un ripetitore che potrebbe essere disattivato entro 9
giorni e nessuna alternativa, a meno che il proprietario del terreno su cui
sorge non conceda una proroga.
Non sembra, quindi, che ci siano soluzioni percorribili al momento e l’Amministrazione
Mancini vede questa situazione come una spada di Damocle, data la leggerezza
con cui è stata trattata fin dall’inizio. Del resto, non si fosse mossa la
popolazione, la nuova antenna sarebbe stata attiva da un pezzo. Ora rimangono
ben poche speranze per evitarne l’accensione e si spera anche che le
conseguenze non siano aggravate da azioni legali contro il Comune che, se si
fosse agito prima e con maggior trasparenza, sarebbero state evitabili.
Luca Craia