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domenica 28 febbraio 2016

Scrive in arabo sulla pagina del Comune. E gli Italiani non possono capire.



Integrazione è anche sinonimo di rispetto reciproco. Come ho sempre sostenuto, il rispetto deve essere reciproco ma prima deve venire dall’ospite verso l’ospitante. C’è un piccolo caso, forse di poco conto, che voglio segnalarvi: sulla pagina Facebook del Comune di Montegranaro è stata pubblicata la locandina del corso di italiano per le donne straniere. Sotto c’è un solo commento, di un cittadino straniero, di cultura islamica. Il commento è in arabo. Un arabo commenta su una pagina istituzionale italiana non in Italiano come ci si aspetterebbe per rispetto verso il Paese che lo ospita e verso gli stessi cittadini italiani che l’arabo non lo conoscono. Commenta in arabo. C’è la traduzione online, certamente. Ma manca il rispetto. Ecco, questa non è integrazione. È l’opposto. Riflettiamoci.

Luca Craia

lunedì 8 febbraio 2016

L’integrazione insegnando l’arabo agli arabi



Dopo aver creato ghetti in cui hanno chiuso gli extracomunitari in modo che si integrassero benissimo, sì, ma tra di loro, dopo aver promosso incontri tra imam e sacerdoti per parlare di come potremmo essere tutti più buoni e integrare gli arabi tra noi, dopo aver promosso corsi di italiano per le donne marocchine in modo che possano integrarsi con noi, ora che si inventano quelli del Comune? Un bel corso di lingua araba destinato agli arabi.
l corso si terrà nei locali della scuola di pomeriggio. Sarà curato da arabi per gli arabi. La vigilanza spetta al personale del Comune, per cui la paghiamo noi (ma per la mensa c’erano problemi di personale). Poi, se durante il corso si parlerà di pace o di staccare la testa agli infedeli non lo possiamo sapere. Se si parlerà di come comunicare con gli Italiani o di come farli saltare in aria non ce lo dice nessuno. Certo è che questa cosa a tutto serve tranne che a integrare gli arabi con gli Italiani.
Infatti il Consiglio di Istituto aveva espresso parere contrario la prima volta che questa proposta era arrivata a scuola dal Comune, salvo poi votare a favore la seconda volta (nel giro di una settimana); un cambio di opinione che somiglia a una folgorazione sulla via di Damasco).
Pare che, in realtà, la cosa sia anche contemplata dal Miur e servirebbe a non far perdere le radici culturali agli arabi (che mi pare un problema che proprio non abbiamo) e che, per questo, il CDI non avrebbe potuto esimersi dal votare a favore. Ma se questo fosse vero non si capisce che lo si faccia votare a fare. Insomma: l’integrazione va in una direzione contraria, la logica pure e la democrazia ce la stiamo scordando. Progrediamo.

Luca Craia