Quando stamane ho visto la foto
pubblicata da Giacomo mi è preso un mezzo colpo: la SAM ha cambiato nome? Poi mi
sono tranquillizzato vedendo che sono solo due, per ora, i mezzi che hanno
mutato livrea, passando dalla storica scritta SAM alla nuova e più accattivante
Virgilio. Molto bella, quella nuova, sia la livrea che il marchio. Però mi è
preso un colpo lo stesso: la SAM
è davvero un pezzo importante della storia recente del nostro paese e vederla
soppiantata, anche se solo in piccola parte, fa un po’ tristezza. Non so se in
futuro tutti i mezzi dell’autolinea montegranarese avranno le nuove colorazioni
e la nuova scritta, anche fosse sarebbe il naturale evolversi delle cose. Ma la
scritta SAM significa molto per me come, immagino, per molti dei miei
concittadini.
La SAM mi portava al mare da ragazzino: mi ricordo che cercavo di salire per primo per potermi sedere accanto all’autista
(che spesso era proprio quel Virgilio, il titolare, che avrà ispirato il nuovo
nome, maestro di scuola e di vita, splendida persona) su quel vecchio macinino
che si apriva ai passeggeri con una porta centrale e una in fondo, porte
rigorosamente con l’apertura a maniglia. Sedersi accanto all’autista equivaleva
ad avere la sua stessa prospettiva della strada perché davanti a te c’era solo
il parabrezza. Un’angolazione privilegiata. Ci si sedeva a sinistra perché quello
strano mezzo aveva la guida a destra. E in mezzo, tra il passeggero così
fortunato da essersi accaparrato il sedile monoposto di primissima fila e il
conducente, c’era il vano motore, rialzato, che faceva un rumore infernale e
vibrava. Sopra potevi metterci le tue cose, perché c’era un ampio spazio
portaoggetti delimitato, per non farli cadere, da una modanatura cromata. La
corriera era corta, coi sedili in pelle (o forse finta pelle, chissà) e i
portabagagli sopra le file di poltroncine realizzati con assi di legno a vista.
Niente aria condizionata, solo manovelle per aprire i vetri dei finestrini.
La SAM mi portava a Civitanova la domenica, a
trovare la mia ragazza che mi raggiungeva anch’ella con la corriera. Era un
viaggio pieno di aspettative, col romanticismo che si ha da adolescenti. E
quello di ritorno, la sera della domenica, era triste e malinconico, ma aveva
la sua dolcezza, la sua bellezza.
La SAM è nei miei ricordi tramandati verbalmente,
dei racconti degli anziani che parlavano del ponte sull’Ete prima di varcare il
quale occorreva scendere per alleggerire la corriera. La corriera dei racconti
di mia madre, che parlavano di gite primaverili, di amici e di canzoni, di “Quel
mazzolin di fiori” cantato a squarciagola alla fermata di Casette d’Ete perché i
locali, per qualche inspiegabile ragione, mal sopportavano quel canto. La SAM che riportava a casa mio
nonno dalla stazione dopo essere stato, col suo campionario di scarpe
artigianali, a farsi un mezzo giro d’Italia in treno.
Ogni montegranarese avrà una
valigia di ricordi legata a quelle corriere azzurre, valige come quelle che
venivano poggiate sui portabagagli sopra i sedili. Ricordi di viaggi
scolastici, di andate e ritorni dal mare d’estate con le ciabatte insabbiate e
la salsedine sulla pelle, il caldo delle lamiere e l’aria sparata in faccia dai
vetri aperti. Quella scritta, SAM, è nei nostri cuori. Chissà, forse piano
piano Virgilio prenderà il suo posto. Ma lo zio SAM rimarrà incancellabile
porzione del sangue montegranarese.
Luca Craia