Enzo “lo vigliettà” era un personaggio, uno di quei personaggi che
incontri nell’adolescenza e te lo porti a spasso nei tuoi ricordi per tutta la
vita, con un’immagine nitida e netta che sembra tu non lo veda solo da ieri
mentre sono passati decenni. Enzo era un omone corpulento che faceva i
biglietti sulla corriera di Cardinali della tratta Fermo-Macerata negli anni 70/80.
Ebbene sì, a quell’epoca i biglietti non si facevano a terra ma a bordo, e c’era
il bigliettaio da cui comprarli.
Pelato e piuttosto pasciuto, sguisciava atleticamente tra i passeggeri
accalcati come sardine in scatola in quella corrieretta blu vecchia di cinquant’anni
che ci portava a scuola, per controllare biglietti e abbonamenti. Era un
burbero buono, un antipatico puro, di quelli che, alla fine, fanno tutto il
giro e diventano simpatici. Implacabile nel marcare e, a volte, placcare chi
non rinnovava in tempo l’abbonamento mensile, tutore dell’ordine inflessibile
che manteneva a suon di sganascioni e sonore scoppole, era per noi tutti
spauracchio e punto di riferimento, persona con cui farsi una sana
chiacchierata e severo censore quando ti comportavi male. Una specie di babbo
provvisorio con grembiule marroncino. Certo che, oggi, uno che menasse le mani
coi ragazzi come faceva Enzo farebbe quantomeno un altro mestiere ma, allora,
se ti prendevi un caracca da Enzo, si vede che te la meritavi: te la tenevi e zitto.
Comunista di chiara fede e pugno alzato, maceratese doc, guidava una
850 marroncina (in tinta col suo grembiule liso ma sempre immacolato) dotata di
impianto a metano, il che significava che le bombole, data l’assenza, su quella
vettura, di un portabagagli che si potesse definire tale, erano poste sui lati
del tettuccio. Così noi, tanto per prenderlo un po’ in giro e rischiando uno
sganassone, dicevamo che sul tetto aveva i missili nucleari sovietici e che,
prima o poi, gli Americani lo avrebbero bombardato.
Luca Craia