È sbagliato dare per morto
Berlusconi, è impossibile sottovalutarne la scaltrezza politica e la tattica
contro l’avversario. Renzi l’ha fatto e ora ne paga le conseguenze. Berlusconi
ha tessuto una trama finissima da ragno cannibale della democrazia quale è
sempre stato e Renzi, falenone svolazzante, ci è finito dentro, caduto nella
trappola con tutte le scarpe.
Il progetto di riforma della
legge elettorale partorito dall’accordo tra i due leader era con ogni evidenza
invotabile per gran parte dei Piddini. Renzi, però, l’evidenza non l’ha notata
o, peggio ancora, ha peccato di supponenza ritenendosi in grado di far
confluire le mille derive correntiste che caratterizzando il Pd nella sua
proposta. Ma, al momento, pare che abbia avuto torto.
E probabilmente è quello che
Berlusconi auspicava e sperava: il nuovo leader della “sinistra” italiana,
tanto simile a lui quanto poco alla sinistra stessa, così pericoloso perché,
appunto per questo, in grado di attingere voti nell’elettorato moderato e
ancora irrazionalmente spaventato dai comunisti mangiabambini, rischia di
essere neutralizzato.
L’accordo tra Renzi e Berlusconi,
a detta di entrambi, non può essere modificato unilateralmente. Berlusconi fa
anche sapere che, in buona sostanza, o lo si approva così com’è o non se ne fa
niente. Ergo: fallisse la riforma della legge elettorale Renzi se ne
addosserebbe la piena responsabilità con tre conseguenze: perdita di
credibilità come leader, perdita di consensi per il partito, guadagno politico
sotto ogni profilo per Berlusconi. La stessa trappola, riveduta e corretta, in
cui era caduto una ventina d’anni fa il volpone D’Alema. Per la serie, un po’ d’umiltà
e intelligenza messe insieme a volte aiuterebbero.
Luca Craia