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venerdì 31 gennaio 2014

Il nuovo debito del Comune. La situazione. Le responsabilità. Le conseguenze.

Ciò che lascia sconcertati di tutta questa brutta storia della sentenza contro il Comune di Montegranaro, che lo obbliga a pagare alla controparte la ragguardevole cifra di € 1.100.284, è la modalità con la quale si è arrivati a tutto questo. Infatti, partendo dall’inizio, il Comune ha iniziato una pratica di esproprio con procedura d’urgenza per realizzare sui terreni espropriati le vie di accesso alla nuova chiesa di Santa Maria. Tali procedure, però, non sono state mai portate a termine né, tantomeno, è stato corrisposto ai proprietari dei terreni l’importo dovuto per il controvalore in denaro degli spazi utilizzati coattivamente. Ciò ha innescato nei privati coinvolti la richiesta di pagamento che si è evoluta nella causa civile contro il Comune per ottenere il giusto compenso, causa che, come ben sappiamo, il Comune ha perso. Vediamo, quindi, già da qui un’enorme negligenza da parte della pubblica amministrazione che avrebbe dovuto pagare il dovuto ai cittadini ai quali era stata sottratta la proprietà per motivi pubblici e che, a quanto pare, avrebbe pagato pochissimo anziché l’enorme cifra di oggi.
È sconcertante, poi, che nel 2011 sia giunta in Comune una proposta di transazione amichevole che richiedeva, per chiudere la pendenza, la bella cifra di € 300.000, bella cifra sì, ma quasi ¼ dell’attuale. La richiesta, regolarmente giunta negli uffici di piazza Mazzini direttamente dal Tribunale, non ha meritato nemmeno una risposta negativa.
Ora cosa accadrà? In Comune si sta valutando se fare ricorso in appello. Certamente non si farà appello nel merito della condanna, che sembra inoppugnabile. Si sta infatti valutando, con l’ausilio di esperti, la congruità della cifra imputata. Nel caso tale cifra risultasse incongrua si procederà al ricorso al fine di ottenerne la riduzione o di poter giungere a una nuova proposta di transazione amichevole, altrimenti non è intenzione del Commissario Ianieri di spendere altri soldi pubblici.
Si sta anche ragionando sugli scenari che si aprono dopo questa sentenza, partendo dal più svantaggioso. Si pensa a dilazioni e a finanziamenti per coprire l’uscita senza penalizzare troppo il bilancio attuale e quelli a venire.
Tutto l’incartamento verrà comunque inviato alla Corte dei Conti per le valutazioni del caso. È quindi pensabile che i responsabili di questo bruttissimo episodio, in cui s’è vista la negligenza del cattivo padre di famiglia anziché il contrario richiesto al pubblico amministratore, saranno chiamati a partecipare se non a coprire la somma che il Comune dovrà versare.
Quali siano questi responsabili non è difficile capirlo: Montegranaro è amministrato dalle stesse persona da quindici anni, le stesse persone che già stanno chiedendoci di dare loro il nostro voto.

Luca Craia

giovedì 30 gennaio 2014

Il più brutto momento della storia di Montegranaro



Come dicono quelli che leggono questo blog sporadicamente e, probabilmente, ne leggono solo i titoli perché gli articoli, forse, richiedono troppa attenzione, ora faccio quello che vede le cose negative. Purtroppo se fossimo in molti a vederle, queste cose negative, probabilmente non ve ne sarebbero così tante perché chi è preposto a far sì che le cose siano migliori presterebbe maggiore cura affinché le proprie negligenze non vengano rilevate.
Così, se i cittadini di questo disgraziato paesello del Piceno, memore di un’ormai antica quanto forse irripetibile prosperità, avessero prestato maggiore attenzione ai fatti della politica, quella politica tanto vituperata ma che, nel bene o nel male, regola le nostre vite, forse oggi non ci troveremmo con un Comune guidato da un funzionario, per quanto ottimo, ma non eletto da noi cittadini, e non ci troveremmo condannati a un futuro senza investimenti per far crescere la città, senza la possibilità di una progettazione, un futuro senza futuro, almeno nel breve-medio periodo.
La notizia del nuovo debito del nostro Comune, un debito enorme che svuoterà le casse comunali e per evitare il quale pare vi sia poco da tentare, appare come una condanna senza appello, una condanna che colpisce prima di tutto una scellerata classe politica che ha guidato la città negli ultimi dieci-quindici anni, ma che ricade sulle teste dei cittadini che, a veder bene, non sono del tutto incolpevoli.
Indicare questi amministratori come una disgrazia, condannarli per la loro incompetenza, per la loro negligenza, per la loro superficialità (senza tirare in ballo onestà e rettitudine) è inutile. Perché nemmeno chi era all’opposizione, istituzionalmente preposto a controllare e denunciare situazioni come questa, ha voluto o potuto scongiurare questo disastro. E nemmeno noi cittadini ci possiamo chiamare innocenti, noi che per ben tre consiliature consecutive abbiamo dato mandato agli stessi che, nel tempo, ci hanno regalato palazzetti dello sport scheletrici, torri filosofali spaziali costosissime, tantissime fontane, centri commerciali inutili e ci hanno privato di verde, strade percorribili, servizi efficienti, teatri e strutture pubbliche, un centro storico vivibile, una città dove poter pensare al futuro.
Ora torneremo a votare e dovremo scegliere sempre tra gli stessi soggetti che, privi anche di umano senso di pudore, verranno a convincerci che il loro progetto è il migliore, un progetto che sarà, in virtù del nuovo debito e di molti potenziali altri che verranno, sostanzialmente irrealizzabile, qualunque esso sia. I nomi dei responsabili li sappiamo ma si ripresenteranno a chiederci di rappresentarci.
C’è un lato positivo in tutto ciò, tanto per smentire quelli che leggono solo i titoli e che fino a questo punto dell’articolo non ci arriveranno: non avremo, nei prossimi cinque anni, torri multicolore e nuove mirabolanti fontane. Ma non avremo nemmeno ciò di cui abbiamo bisogno: servizi, manutenzione, una città efficiente. E chiunque vinca le prossime elezioni in realtà avrebbe fatto meglio a perdere. Perché se è onesto dovrà amministrare debiti. E se non lo è ne contrarrà di nuovi. Che tutti noi, come sempre, pagheremo.

Luca Craia