La notizia è davvero cattiva,
anche se per niente inaspettata. L’accoglimento da parte del TAR del ricorso
presentato da Diego Della Valle contro il Comune di Montegranaro relativamente
alla costruzione del nuovo villaggio cittadino, quello della moda (si sa, a noi
piacciono i villaggi), blocca o, meglio, mantiene bloccati i lavori per la
costruzione della struttura prevista e progettata lungo la sponda montegranarese
del Chienti. E anche facendo ricorso al Consiglio di Stato le probabilità di
averla vinta, vista la giurisprudenza recente in materia dettata proprio da
sentenze relative a ricorsi di Della Valle e ubicate geograficamente a qualche
centinaio di metri (leggi Castagno), sono meno che scarse. Niente Villaggio della Moda, quindi, così come
niente Villaggio dello Sport e niente
Villaggio della Salute. L’unico “Villaggio” dei tanti progettati da Basso
e portati avanti da Gismondi è quello della
Memoria, il camposanto, settore che,
purtroppo, in crisi non ci va.
Vista la fine degli altri “villaggi”
e vista la naturale propensione alle incompiute mostruose e anche ai mostri
compiuti che abbiamo a Montegranaro, ora c’è da chiedersi che fine farà il bel
cantiere cinto da uno splendido muro di legnaccio pressato che fa mostra di sé adiacentemente
al cartello che annuncia al visitatore che è appena entrato nel territorio di
Montegranaro. Siamo già famosi per il Palazzaccio (non me ne voglia chi ci
vive, ma è presente in numerosi testi di architettura, anche internazionali),
lo stiamo diventando per la Torre Zed che ci mette in comunicazione, oltre che
con il cosmo, con le risate dei vicini e dei passanti, lo scheletro di quello che doveva essere il palazzetto dello sport ammonisce che arriva al campo sportivo sulle nostre buone intenzioni
circa gli investimenti, appunto, sportivi, un bel mostro in riva al Chienti ci voleva
proprio.
Dobbiamo ringraziare il Signor
Tod’s per questo? Non direi, Della Valle ha fatto solo i suoi interessi, tanto
più che c’erano già tutti i segnali che non avrebbe tollerato e, d’altra parte,
la legge, come si vede, sta dalla sua: ha ragione. Allora è colpa del TAR?
Manco a parlarne, il Tribunale fa il suo lavoro e applica le leggi. Allora di
chi sarà il merito di questa bella opera d’arte che va ad aggiungersi alla
nostra già cospicua collezione? Diciamo che dobbiamo rendere grazie ai furbetti
o presunti tali, alla politica con la p minuscolissima, alle manie di
grandezza, all’arrivismo e al senso civico che non c’è. Senza necessariamente
fare nomi.
Luca Craia