Si scende per forza nel banale
quando ci si trova di fronte alla morte di un uomo ucciso dalla burocrazia,
dalla crisi, dall’idiozia di funzionari dello Stato. La banalità sta nella
morte stessa, nella tragedia di un uomo sopraffatto da situazioni
insormontabili che si trova di fronte all’ennesima beffa del destino. Parlarne,
quindi, sembra qualunquista. Eppure bisogna. Perché non si può tollerare che
una persona, un uomo, un padre di famiglia, si tolga la vita perché a vessarlo,
oltre a mille altri fattore, c’è anche lo Stato che, invece dovrebbe tutelarlo.
Quello Stato che deve sì far rispettare le regole, ma che deve anche calarle
nelle realtà più disparate. E qui ci vuole la professionalità di chi va
fisicamente a fare questi controlli, ci vuole sensibilità, ci vuole
intelligenza, ci vuole umanità.
E bisogna fare i controlli dove
esistono veramente situazioni da sanzionare: penso ai laboratori clandestini
che pure, a Napoli, pullulano e che nessuno va a toccare perché protetti dalla
camorra, penso ai laboratori cinesi delle nostre parti dove si lavora notte e
giorno e non sono rispettate le norme più elementari. E poi si va a punire un
cittadino onesto facendo traboccare il vaso della sua tolleranza. Lo Stato
smetta di essere nemico del cittadino e svolga la sua funzione. E il
funzionario che ha comminato la sanzione al commerciante sia destinato ad altre
funzioni: c’è tanta sporcizia per le strade, mettiamogli una scopa in mano.
Luca Craia