La storia
della Panda rubata che ha tenuto testa alle discussioni di ieri, oltre al fatto
di cronaca, se vogliamo, singolare, ci propone una riflessione secondo me
importante: Montegranaro, questo paese che preoccupa per il suo manifesto
torpore e per questa incapacità latente di creare – o di ricreare – comunità,
questa volta ha dimostrato coesione e unità muovendosi all’unisono contro
qualcosa che ammala la società, che rende il paese insicuro, che mina il nostro
modo di vivere. Grazie alle nuove tecnologie, in particolar modo a Facebook
che, questa volta, è stato utilizzato come strumento positivo, si è riusciti a
ottenere due risultati importanti: il ritrovamento della macchina rubata e la
dimostrazione che i Montegranaresi non accettano il crimine come normalità.
I fatti li
sapete: la macchina del Consigliere Comunale Anna Lina Zincarini è stata rubata
davanti alla sua attività commerciale, con estrema facilità perché Anna Lina,
da Montegranarese verace, ancora ha fiducia nel prossimo e lascia le chiavi a
bordo. Prontamente gli amici prima, e molti altri subito dopo, hanno diffuso,
su Facebook e altri mezzi di comunicazione web, l’appello a prestare
attenzione, a cercare la macchina, a non accettare questo fatto come
irrisolvibile. La mattina dopo uno di noi, un abitante del centro storico, una
persona di Montegranaro al 100% nel sangue e nell’anima, Tullio Di Chiara, ha
visto la macchina e ha avvisato Anna Lina. Allertati immediatamente anche i
Carabinieri ci si è resi conto che, sul posto, c’era una delle telecamere di
videosorveglianza del Comune e si è andati a visionare le immagini che hanno mostrato
il volto del ladro: una donna magrebina che, una volta utilizzata l’auto per
farci chissà cosa, l’ha tranquillamente parcheggiata sotto casa.
Per tutta la
giornata l’appello per ritrovare la macchina ha girato all’impazzata su
Facebook e in giro per Montegranaro c’era una grande attenzione, una specie di gara a chi notasse
la vettura in giro. E qui Montegranaro ha mostrato una grande forza, una grande
coesione che prevarica la rilevanza del gesto criminale in sé. Un gesto criminale
che ha fatto male alla vittima ma che, se analizzato, vede un’ingenuità
disarmante da parte dell’autore, un modus operandi strano e difficile da
spiegare. Ma i Montegranaresi sono stati grandi.
Il ruolo
della telecamera è stato importante per individuare l’autore del gesto, ma
diamo a Cesare quel che è di Cesare ed evitiamo il solito giochetto (già in atto) di prendersi meriti non propri: il merito è di Montegranaro, nella
fattispecie dell’amico Tullio che per primo ha notato la macchina ma anche di tutti
coloro, e sono tanti, che hanno fatto girare l’appello su Facebook. La
telecamera è servita solo a smascherare questo “pericolosissimo criminale” che
parcheggia la macchina rubata sotto casa. Comunque, nessuna polemica: voglio
solo rimarcare come Montegranaro, quando vuole, sa ritrovarsi unita nonostante tutto.
Prendiamo
spunto da questa storia e continuiamo così. C’è ancora una speranza per tenere
vita questa comunità, insistiamo, lavoriamoci, riprendiamoci il nostro paese.
Abbiamo dimostrato che non vogliamo che ci venga tolta la nostra tranquillità, il
nostro modo di vivere, la nostra libertà di lasciare le chiavi sul cruscotto
senza che qualcuno ci rubi la macchina. Continuiamo così, facciamo in modo che
sia chiari il messaggio: a Montegranaro non si passa.
Luca
Craia