Poca la qualità di questi primi
abbozzi di campagna elettorale, probabilmente viziata dalle mattonate giudiziarie
che arrivano come se piovesse. I toni sono di un livello tristissimo a leggere
oggi le dichiarazioni di Gismondi che, anziché provare a dare nuove
argomentazioni per difendere l’indifendibile, accusa la candidata della lista
più accreditata a batterlo, quella lista “stranamore” che finalmente ha un
nome, nientepopodimenochè…. di essere moglie di un ex assessore di Basso come,
del resto, è stato anche lui stesso. Quindi, ricapitolando, a discolpare
Gismondi sarebbe il fatto che Luigi Catini, marito di Ediana Mancini, ne sapesse
quanto lui. E questo è quello che noi elettori dobbiamo (meritiamo di) sapere.
Ora il ragionamento è questo: se
è possibile che un amministratore non conosca gli atti che la giunta di cui fa
parte compie, questo vale sia per Gismondi che per Catini. Per cui se secondo
Gismondi Catini doveva essere al corrente dei fatti, non si capisce perché egli
stesso non lo fosse. Era distratto? Dormiva?
Altro ragionamento, forse più
importante del precedente. Che c’entra ciò che eventualmente può aver saputo in
merito alla vicenda Catini con la candidatura della moglie? Si insinua qualcosa
o è solo infinitamente basso il livello dello scontro? Se è vera la seconda
ipotesi, come credo, voglio proprio vedere dove si arriverà.
Luca Craia