Oggi, 16 dicembre 2014) sono 45
anni da quando John Lennon e Yoko Ono fecero uscire il singolo Happy Xmas (War
is over), canzone che negli anni è stata inflazionata da pubblicità e cover
inappropriate ma che, leggendo bene il testo, rimane uno degli inni alla vita e
all’amore più potenti mai scritti da un uomo. Il testo è ancora, purtroppo
attualissimo, perché la guerra non ha mai lasciato il pianeta e, come ben
sappiamo, con la caduta della cortina di ferro e la fine della cosiddetta
guerra fredda in realtà anziché assistere a un processo globale di
pacificazione ci siamo trovati in un mondo sempre più belligerante, con
conflitti disseminati in ogni angolo della terra.
C’è un nuovo modo di fare la
guerra, oggi. È un modo che non sostituisce quello tradizionale condotto con
bombardamenti e pallottole perché questo è necessario per mantenere in vita un’economia
basata sulla proliferazione delle armi, economia che non ha mai cessato di
prosperare. Questo nuovo modo non spara ma uccide ugualmente. Non sparge sangue
e non abbatte case con le armi ma lo fa con la povertà indotta. Oggi la guerra
si fa con l’economia.
La politica espansionistica degli
Stati Uniti non ha mai smesso di cercare di conquistare nuove posizioni
geopoliticamente strategiche. Solo che una volta la strategia prevedeva l’installazione
di armamenti e il controllo politico dei governi. Oggi non basta più, oggi
serve il possesso materiale dei Paesi. Per farlo l’unica strada è farli morire
di povertà. È quello che sta accadendo in Grecia, è quello che sta accadendo
nel sud del Mediterraneo, è quello che sta piano piano accadendo in Europa.
Non è, quindi, come si paventa da
tempo, una sorta di complotto globale economico a portare a questa nuova
impostazione del globo ma una strategia geopolitica di conquista condotta dagli
USA e contrastata con armi impari dalla Russia. Tutto per fronteggiare lo
strapotere orientale della Cina che già da anni sta conquistando parte del
mondo con l’arma economica. L’unione dei Paese europei poteva essere lo
strumento di difesa per questo attacco alla nostra libertà ma è miseramente
fallito perché, evidentemente, si è riusciti a pilotare la stessa costituzione
di un fronte unito dei Paese europei facendo naufragare miseramente il progetto
di unione iniziale. Politici corrotti e incapaci hanno fatto il resto.
La guerra, quindi, anche per
questo Natale non è affatto finita, anzi, forse è appena cominciata. Francamente
non vedo grandi speranze di salvezza tranne la rassegnata speranza che tutto
duri poco e che, una volta sacrificata la nostra libertà, si possa almeno
tornare a condurre un’esistenza dignitosa se non per la mia generazione ma
almeno per quella dei miei figli. Ciò non vuole comunque dire che io mi
arrenda, tutt’altro.
Luca Craia