Ed eccoci qua, tutti imbizzarriti, tutti sovreccitati, tutti pronti
alla pugna. I pro e i contro, i bianchi e i neri, i guelfi e i ghibellini.
Siamo un popolo che si impacchia con le divisioni, con le tifoserie, con dover
per forza stare da una parte piuttosto che da un’altra. Così, in questo fine
settimana, quelli che non si sono fatti obnubilare il cervello da palloni di
varie misure sono lì, sulle piazze virtuali chiamate social network, a
scannarsi virtualmente su quanta gente ci fosse al Circo Massimo, su quanto sia
sbagliato che una coppia omosessuale adotti un bambino, su quanto sia bella la
famiglia tradizionale e su quanto sia incita la Meloni.
E c’è davvero chi si infiamma, chi combatte spada tratta, chi è pronto
a staccare la testa all’avversario perché ha ragione lui. Belle teste impegnate
in discussioni inutili, tanto le decisioni sono già state prese o non si
prenderanno mai. Intanto, però, questioni d’altra natura, che ci riguardano,
che coinvolgono il nostro futuro e la nostra esistenza, passano in secondo,
terzo piano. Sono dimenticate, accantonate.
Perché, vedete, a parte come la possa pensare sul discorso coppie di
fatto, adozioni, omosessuale eccetera, sono questioni che non mi cambiano la
vita, né la cambiano alla stragrande maggioranza degli Italiani. Sono altre le
questioni che la cambiano, e anche pesantemente. Ma di quelle non parliamo, non
ci scanniamo per quelle.
E il dubbio mi assale: non sarà mica che qualcuno crei ad arte queste
discussioni così, tanto per tenerci la testa impegnata e nel frattempo fare
come gli pare? Non è che, magari, hanno trovato il modo per rimbecillire pure
quelli che non si fanno rimbecillire dal pallone? Può anche essere…
Luca Craia