Al contrario
di quanto è accaduto per eventi analoghi avvenuti in passato, per il duplice
sisma del 2016 pare che la politica nei confronti dei terremotati sia molto
differente. In passato si cercava di mantenere le popolazioni in loco,
allestendo villaggi prefabbricati, casette di legno e poi ricostruendo i centri
abitati. Una procedura lunga anni, che però manteneva vivi e vitali i
territori. Col terremoto de L’Aquila sono anche apparse le cosiddette “new town”,
orrori architettonici e urbanistici che hanno massacrato i centri storici e
impedito la loro rinascita, tanto che ancora oggi il capoluogo abruzzese ha un
centro storico pressochè deserto. Ciononostante i territori hanno continuato a
vivere perché, comunque, le popolazioni sono state lasciate sul posto e il
tessuto sociale non ha avuto danni permanenti.
Nel caso
odierno, invece, si assiste a una politica opposta e incomprensibile: le
popolazioni sono state immediatamente spostate in luoghi lontani, lungo la
costa, con una sorta di deportazione pseudo-volontaria che ha immediatamente
desertificato le aree geografiche colpite dal sisma. Così facendo si rischia
seriamente di sfaldare il tessuto sociale e creare i presupposti perché i
centri danneggiati dal terremoto rimangano città vuote, prive di strutture
sociali, economia, vita.
Portare via
la gente può essere un provvedimento sensato nel breve periodo, ma è indispensabile
che gli abitanti tornino quanto prima nei loro paesi e ricomincino a
ricostruire, prima delle case, il tessuto economico e sociale, senza il quale
le città non possono vivere. Quello che si rischia che possa accadere è che le
persone “trapiantate” lungo la costa qui attecchiscano e mettano radici,
inizino nuove attività economiche e restino in maniera definitiva in luoghi
lontani dalle loro città, causandone la morte.
Non si può
permettere che città magnifiche come Norcia, Visso, addirittura Camerino e
tutti gli splendidi borghi dei nostri Sibillini diventino città fantasma. Sono
centri ricchi di bellezze, storia, cultura ma anche di economie che non possono
finire o essere traslate altrove. La politica del governo sta andando in questa
direzione e credo sia una politica dissennata, che creerà danni enormi all’economia
non solo delle aree direttamente colpite dal sisma ma alle stesse regioni e
scompenserà gli equilibri sociali. Mi auguro che le misure prese fino a oggi
siano solo temporanee ma, essendo già passati mesi dal primo terremoto, il
tempo sta rendendole in qualche modo definitive.
Luca Craia