E’ un giorno come tanti il 16
maggio ma non per tutti.
Oggi Sara Panuccio avrebbe
compiuto 18 anni; molti si staranno chiedendo chi è Sara, molti avranno
dimenticato,molti faranno finta di non ricordare, molti si soffermeranno su
queste parole,molti smetteranno di leggere perché magari intuiranno dove voglio
andare a parare,molti preferiscono far morire la memoria storica in modo da
continuare a vivere serenamente una vita da sopravvissuti non da persone vive.
Sara avrebbe compiuto 18anni oggi
, chissà come sarebbe diventata, chissà cosa avrebbe fatto ora ,chissà cosa
penserebbe se si trovasse qui a leggere questa storia come se non la
riguardasse direttamente,chissà…..
Una chiacchierata in questo
giorno come tanti in una Milano soleggiata con suo padre,una persona differente
da ciò che era fino a quattro anni fa quando venne avvertito che sua figlia in
gita all’isola di Ventotene era rimasta vittima di una frana insieme ad
un’altra ragazza Francesca Colonnella.
Chissà se ora chi legge inizia a
ricordare di questa brutta storia che sarebbe potuta accadere ad ognuno di noi
perché ognuno di noi avrebbe potuto essere Sara o Francesca, essere vittima di
quella che per comodità e per troppo tempo hanno cercato di far passare come
una assurda fatalità quando non è della fatalità che questa storia ha il sapore
ma dell’incuria,del non rispetto per il territorio e per le vita altrui a cui
poco spesso si guarda perché appunto non sono le nostre quelle vite.
Il 20 aprile quel brutto giorno
erano in un campo scuola Sara e Francesca, stavano facendo questa uscita in una
zona che è stata ritenuta essere una zona a massimo rischio dice Bruno,una zona
che aveva già vissuto nel 2004 una situazione simile,una zona che avrebbe
dovuto ricevere la palettatura della parete oltre che l’ancoraggio ma è andata
a finire bene quella volta. c
Si doveva studiare la causa della
frana precedente e si poteva iniziare a lavorarne in modo scientifico dal
momento in cui Ventotene è un’isola di origine vulcanica,fondata su terreno di
origine tufaceo e particolarmente soggetta a frane e cedimenti ma si è sempre
pensato al fatto che migliaia di ragazzi/e vi si recavano per fare campi
scuola,che dagli anni 70 in
poi oltre a loro ha preso piede il turismo scolastico e quello vacanziero e che
tutto quel flusso di persone rappresentava speculazione e fonte di guadagno e
le vite, come sempre, hanno finito con il ricoprire un ruolo secondario quando
non avrebbe dovuto essere così.
Tutta l’isola di Ventotene è
ritenuta zona a rischio ed è ancor più discutibile il fatto che questo sia
accaduto sull’unica spiaggia (Cala Rossano) che non era considerata tale,così
com’è strano che le riunioni fatte per discutere della problematica siano
sempre state disertate e le problematiche mai risolte.
Si doveva forse mettere a tacere
tutto perché se vi fossero stati effettuati interventi una parte dell’arenile
sarebbe stato sacrificato e questo avrebbe compromesso l’utilizzo di alcune
zone dell’arenile? Ma una vita vale meno della speculazione che si può fare per
avere qualche ombrellone in più?
Non si potevano mettere almeno
segnalazioni, cartelli che avvertissero della pericolosità o anche questa cosa
avrebbe compromesso il turismo e la speculazione?
Almeno dato che questa era
ritenuta una spiaggia accessibile bisognava averne la massima cura per
garantire la sicurezza dei visitatori.
Per questo motivo è stato
condannato il tecnico dell’ex genio civile di Latina.
Ci sono più interessi taciuti ma
non meno palesi nel mettere a tacere gli abusivismi a vantaggio dei voti ,si fa
alla svelta a scambiare piccoli condoni al posto di grandi tragedie che
potrebbero accadere e cambiare completamente la tua vita e quella di ciò che
resta della tua famiglia prosegue Bruno.
Cade a pezzi un territorio già
fragile di per se e lo si continua a martoriare senza rispetto e riguardo lo
vediamo ogni volta che piove cosa accade ,vediamo la pioggia non più come la
manna dal cielo ma come una mannaia che arriva e porta via con se tutto ciò che
ci circonda perché noi non lo impediamo.
A Cala Rossano dove sono rimaste
imprigionate dai massi Sara e Francesca c’è un circolo velistico e forse quella
zona rappresentava una bella fonte di investimento e guadagno,qualcosa da
barattare con il silenzio,qualcosa che ha il sapore amaro della netta
dimensione di ciò che realmente conta oggi,qualcosa di molto distante dalle
belle persone che fiere vanno avanti perché non si vogliono arrendere ad una
situazione che uccide due volte se non da giustizia.
Questo è il primo processo dopo
la vicenda del Vajont che vede condannato un amministratore pubblico per frana
e la cosa che ancora fa male è vedere che la persona condannata Giuseppe
Assenso continua a ricoprire la carica di Sindaco di Ventotene,il primo
cittadino che dovrebbe avere in cura la serenità e la salvaguardia della vita
dei suoi cittadini ha peccato di incuria per non prestando attenzione alle
prescrizioni per il passaggio delle persone e quando accade ciò non possiamo
parlare di fatalità ma di poco rispetto,di poca sensibilità,di molte lacune,di
superficialità ed a fare le spese di tutto questo vi sono state le vite di Sara
e Francesca due ragazze che avevano tutto il diritto di vivere la propria vita
e non di vedersela strappare da chi avrebbe dovuto tutelarle.
E’ solo grazie alla caparbietà di
papà Bruno che oggi i nomi di Sara e Francesca si ricordano ancora e che a
differenza degli altri morti a causa delle frane i loro nomi si conoscono e
queste azioni nei confronti di questi colpevoli che il più delle volte restano
impuniti serve a dare giustizia anche a tutte le altre persone a cui è accaduta
la stessa cosa e di cui purtroppo ad oggi non si sa ancora nulla.
Il fatto che questi
“soggetti”siano stati condannati serve a fare giurisprudenza per il futuro ed a
far si che se essi non si vogliono attivare per senso civico almeno lo facciano
per la paura di essere puniti dalla legge che chiede loro il conto.
La forza per continuare a cercare
la verità Bruno la riceve in modo inconscio proprio da Sara che lo ha spronato
fin da subito ad andare a vedere cos’è successo realmente.
Si batte Bruno come un padre
fiero di sua figlia e del testimone che le ha passato fra le mani affinchè vi
sia tutela nei campi estivi per i ragazzi,che ne sia verificata la sicurezza e
che gli stessi vengano educati a non diventare gli abusivi del domani e non si
pensi a loro solo come una fonte di guadagno correlata al turismo estivo ma si
cerchi di occuparsene fattivamente e le parole non restino solo parole ma
diventino fatti concreti,opere,azioni,rimedi,consigli utili per un vivere
l’ambiente e la vita in modo responsabile.
Ci tiene Bruno affinchè non si
speculi su questa vicenda,affinchè non si parli di Sara in modo melenso e non
si giochi allo strappare lacrime poiché non è di certo questo il suo intento.
Bruno sa che Sara potrebbe essere
la figlia di chiunque,che ciò che è accaduto a lei ed a Francesca sarebbe
potuto accadere a chiunque,il 20 aprile erano in 50 ragazzi li in gita e se
fosse accaduto il 15 di Agosto? Quante persone avrebbero potuto non rientrare a
casa la sera?Il fatto che siano morte “solo” due ragazze non autorizza nessuno a
dimenticare anzi: è solo mantenendo viva la memoria di questi fatti
,denunciarli e parlandone che si può pensare di iniziare ad agire per cambiare
questo stato di cose che troppe volte si finisce per accettare rasseganti.
I 50 ragazzi erano tutti all’ombra
di quei massi,si erano allontanati perché volevano scattare una foto tutti
insieme Sara Panuccio,Francesca Colonnella e Atena Raco si sono attardate
perché stavano chiacchierando fra loro prima del boato.
L’unica sopravvissuta Atena Raco
ha riportato conseguenze che resteranno con lei fino al resto della sua vita ed
anche Riccardo Serenella è rimasto ferito.
Questi ragazzi a parte un po’ di
sostegno psicologico avvenuto nei primi giorni sono stati completamente
abbandonati,hanno riportato danni fisici ma e non indifferenti problematiche di
ordine psicologico che ancora oggi sono presenti.
Sono dovuti diventare adulti in
quel momento poiché si sono ritrovati ad essere testimoni,spettatori e vittime
dell’accaduto e cercano di andare avanti supportati solo dalle loro famiglie e
dai loro amici,nessuna somma di risarcimento potrà colmare le loro paure.
Forse è anche a questa cosa che
avrebbero dovuto pensare i cittadini di Ventotene quando interrogati dalla
dottoressa Meneghetti hanno rilasciato testimonianze reticenti ed omertose che
l’hanno fatta molto indignare tanto da portarla a sottolineare questo aspetto
nella sentenza emessa.
Il racconto è partecipato,sempre
puntuale e mai incline al lassismo o alla scontatezza,stiamo chiacchierando da
un po’ e mai colgo in Bruno il minimo cedimento nemmeno quando ricorda Sara
come una ragazza piena di vita,mentalmente molto sveglia,con una vita sociale
attiva e partecipata,molto brava a scuola e sempre sorridente.
Inevitabile chiedersi come
sarebbe stata oggi a 18 anni,quali ambizioni avrebbe realizzato,quali interessi
avrebbe mantenuto vivi,cosa sarebbe diventata se la disattenzione e la superficialità
di chi avrebbe dovuto garantire la sua sicurezza e quella degli altri ragazzi
non vi fosse stata.
Queste situazioni cambiano
radicalmente lo stile di vita delle famiglie colpite Bruno dice di se e della
sua famiglia che sono diventati “ergastolani del dolore”,si definisce un
superstite che insieme agli altri componenti della sua famiglia è rinato
portandosi un fardello sulle spalle pesante ma che hanno trovato la forza di
rinascere come una famiglia differente da ciò che erano ed è da questo punto
che hanno dovuto ripartire per accettare e ricominciare a vivere.
Bisognerebbe battersi e
bisognerebbe continuare a sostenere Bruno,la famiglia di Francesca in modo che
non si sentano sole ,esattamente come ha fatto la rete,la stampa ,le
televisioni tutte persone che Bruno menziona e non smette di ringraziare perché
parlando di questa storia danno la possibilità ad ognuno di comprendere che dal
dolore si può rinascere ed anche che il sentire civile non deve essere
dimenticato ma tutelato.
Non si restituiscono le vite di
Sara e Francesca ma si può fare in modo con le segnalazioni di intervenire e di
chiudere luoghi che possono mettere a rischio la vita di ognuno di noi e questa
è già una vittoria dice Bruno,pensare che anche solo una persona possa essere salvata
e non debba ritrovarsi a vivere ciò che è accaduto a noi è per me la ricompensa
migliore che potessi auspicare di ricevere.
Impariamo ad usare le
segnalazioni ,cartelli che avvertano quando ci incamminiamo in luoghi che non
sono sicuri,che potrebbero franarci addosso e lasciarci li con tutti i nostri
sogni interrotti come se fossimo nulla o persone poco degne di attenzione che
se la sono andata a cercare.
Non si è fatto sopraffare dalla
disperazione Bruno,guarda alle cose con obbiettività e dal punto di vista
oggettivo e cerca di fare qualcosa per far rivivere e per non far dimenticare .
Ho ascoltato le parole di Bruno
con meticolosa attenzione e l’ho ringraziato per questa testimonianza che mi ha
reso da cui ho potuto trarre tutta la forza delle sue parole,tutta la grinta di
una persona che si è trasformata da semplice ragioniere a “geologo”,persone che
spesso non vengono ascoltate e ritenute anche pesanti con le loro spiegazioni
ma che andrebbero invece considerate per il loro sapere e per gli avvertimenti
che invano tentano di dare.
Saluto Bruno inviando un
abbraccio a lui ed al resto della sua famiglia e resto a pensare al sorriso di
Sara,al suo amore per i fiori,alla leggerezza di adolescente che si stava
affacciando alla vita.