Non capisco, per quanto mi sforzi, l’atteggiamento del nostro
vicesindaco Ubaldi mentre compie le sue giravolte per farci dimenticare il
passato. Posso comprendere la sua fiducia nella proverbiale memoria corta dell’elettore
ma, proprio facendo leva su questo, non si spiega questa smania di andare sul
giornale per dirci cose sulle quali un cittadino mediamente attento non può che
ridere su, non fossero poi così poco divertenti in realtà.
Che sia ansia da
protagonismo, che sia smania di comunicazione, che sia un tentativo di fare un
po’ di fumo e un po’ di nebbia, il risultato che si ottiene è contrario,
secondo il mio modestissimo parere, a quello che ci si aspettava, forse perché oggi
i tempi sono cambiati, i mezzi di comunicazione sono più snelli e alla portata
di tutti e questo allunga inopinatamente la memoria dell’elettore finora
accreditato di tendenze amnesiche.
Siamo in tanti, invece, a ricordare i trascorsi amministrativi del
nostro vicesindaco, trascorsi che gli hanno fatto intrecciare il suo curriculum
politico con quello di diversi ex ed attuali amministratori. Intendiamoci: non
c’è nulla di male a cambiare alleanze, strategie e bandiere. Nella vita si può
cambiare idea, è prerogativa delle persone intelligenti e certamente Ubaldi lo
è. Ma non si può ricrearsi una verginità politica con una sorta di chirurgia
plastica mediatica.
Per questo dichiarare sulla stampa che, per colpa dei
debiti pregressi, si è costretti ad aumentare le tasse equivale ad
autoaccusarsi. Per questi debiti non sono venuti dal nulla ma sono frutto di
precedenti errori amministrativi e politici ai quali, se proprio non si è
partecipato, si è almeno assistito silentemente. Ma certo che, con un palmares
di tutto rispetto come quello del nostro vicesindaco, che ha avuto incarichi
prestigiosi sin dal 2004, e considerata la sua preparazione e intelligenza, si
fa fatica a pensare che di tutto ciò fosse all’oscuro.
Così come non era all’oscuro
della situazione debitoria e delle sue conseguenze nemmeno quando partecipò
alla redazione del programma elettorale della compagine amministrativa di cui
fa parte oggi, nel quale si promettevano mari e monti per poi, oggi, venirci a
dire che nulla si può fare perché ci sono i debiti, debiti fatti da quei
cattivoni che c’erano prima. E se aumentiamo le tasse è colpa (solo) di Gastone.
Luca Craia