Una volta, qualche anno fa, la pubblicità ci dava un messaggio chiaro
usando lo slogan “prevenire è meglio che curare”. Oggi non lo sento più dire ma
è evidente l’inversione di tendenza. Curarsi costa ma ci si guadagna, prevenire
costa un’enormità e non ci guadagna nessuno. C’è un dato che va considerato: l’innalzamento
dell’aspettativa di vita e l’abbassamento dell’aspettativa di vita sana. L’aspettativa
di vita, per gli Italiani, oggi arriva alla veneranda età di 80 anni per le
donne e 85 per gli uomini.
Ed è questo che continuano a sbandierarci, con un effetto
tranquillizzante amplificato dai media addomesticati. Quello che dimenticano di
dire è l’altro dato, tutt’altro che tranquillizzante: l’aspettativa di vita
sana sta drasticamente precipitando. Per esempio: se nel 2004 le donne potevano
contare di arrivare, in media, a 71 anni in buona salute e gli uomini a 69, oggi
un uomo, se è fortunato, arriva a 62 e una donna a 61. Parità tra i sessi ma
dato spaventoso. Significa che sì, è possibile vivere più a lungo, ma in
malattia, con l’ausilio dei farmaci. E questi farmaci costano sempre di più,
all’utente finale e alla collettività.
Questo è indubbiamente dovuto a fattori contingenti e ambientali ma,
forse, anche dal progressivo arretramento dell’investimento in prevenzione.
Oggi farsi le analisi di routine costa e non tutti possono permetterselo.
Lasciamo stare gli esami diagnostici, costosissimi e quasi impossibili da
effettuare per tramite della cosiddetta “mutua”.
Si stanno lasciano morire gli Italiani perché farli vivere costa
troppo, a meno che non stiano sufficientemente bene da campare con pasticche e
gocce, che costano un botto e pesano sulle tasche di tutti. Intanto si danno
sussidi, aiuti e contributi a chi non ha mai versato un centesimo di tasse e
contributi solo perchè, per qualcuno, è molto più remunerativo. Solidarietà d’accordo, ma prima, se permettete, la salute mia e dei
miei cari.
Luca Craia