Oggi vi voglio raccontare una storia che vale la pena, secondo me, di
essere raccontata e ricordata non soltanto per la storia in sé ma per l’esempio
che contiene e il riferimento che, sempre secondo me, dovremmo guardare per
riportare la vita cittadina a una convivenza più civile, mentre il suo
imbarbarimento continua inesorabile partendo proprio dai vertici della stessa.
Vi voglio raccontare della seconda vita del cine-teatro La Perla di
Montegranaro e di una stagione di collaborazione civile che non si è più
ripetuta.
Il cine-teatro montegranarese nasce per volere del Senatore Giovanni
Conti nel 1948, finanziato da una cordata di imprenditori locali. Vive alterne
vicende fino al 1977 anno in cui, causa probabilmente una gestione non troppo
oculata, chiude i battenti. A quel punto Montegranaro rimane senza teatro
mentre l’unico cinema è quello parrocchiale, voluto da don Peppe Trastulli e
collocato nel teatrino della Pievania. È proprio don Peppe che convoca un
gruppo di persone di buona volontà e suggerisce di creare un comitato cittadino
che gestisca il La Perla.
Un gruppo di persone di buona volontà, dicevo. Persone culturalmente
diverse, politicamente lontane che, di fronte a un obiettivo utile per la
comunità cittadina, si rimboccano le maniche e si danno da fare senza
sventolare bandiere, senza alzare barricate, senza nessuno che smani per
prendersi medaglie. Ricordo i nomi dei più attivi: Giulio Luberti, Giordano
Gismondi, Mario Bisacci, Peppe “de Boccio”, Alfredo Lucentini. Tra loro c’era
anche mio padre, Cesare Craia.
Riaprirono il cinema che cominciò a funzionare tutti i fine settimana
a partire dal venerdì sera. Portarono a Montegranaro le “seconde visioni”, nel
senso che i film arrivavano da noi subito dopo essere passati nelle città
principali come Civitanova, Fermo e Macerata. Ma avevamo un cinema che
funzionava ed era sempre pieno. Il teatro non era da meno: il La Perla era sede
stabile per il Gruppo Teatrale Montegranarese di Giulio De Rosa, ma ospitava
spesso lavori di compagnie locali e nazionali. Era anche sede di incontri,
conferenze e dibattiti. A volte diventava anche sala per feste, smontando le
poltroncine.
Il Comitato lavorava duramente. Tutti i membri prestavano servizio in
sala facendo chi la maschera, chi i biglietti, chi servizio d’ordine. C’erano
anche tanti giovani a lavorare volontariamente perché il cine-teatro
funzionasse. Ricordo Tonino Pacetti, Ottorino Brinchi Giusti e un giovane don
Umberto non ancora don. C’ero anche io, piccolo, a fare quello che potevo. La
gente apprezzava e, come dicevo, il La Perla era sempre pieno.
Poi vennero le regole, gli adempimenti, diventò tutto più complicato.
I volontari dovevano essere assicurati e questo comportava costi che il
Comitato non poteva sostenere. Inoltre la sala andava messa a norma. I bilanci
della gestione erano già spesso in perdita e sopperivano i soci di loro tasca.
La situazione diventò presto insostenibile e, nel 1986, il Comitato si arrese e
il cinema chiuse i battenti, attendendo di riaprirli una decina di anni dopo.
Fu un’esperienza unica e, forse, ahimè, irripetibile. Un gruppo di
uomini dediti alla comunità, con grande spirito di servizio, uniti dalla voglia
di fare bene. Non era tutto così amorevole: ricordo bene alcune riunioni a cui
ho assistito e non si andava affatto per il sottile. Si discuteva, litigava, si
urlava, ma non si perdevano mai di vista l’obiettivo e il rispetto reciproco.
Questi uomini erano amici ma, soprattutto, erano innamorati di Montegranaro e
questo precedeva tutto il resto.
Ho raccontato questa piccola storia per evidenziare come oggi stiamo
perdendo di vista quello che conta davvero. La nostra comunità, per certi
versi, non è stata mai così disgregata. C’è una cattiveria urlata, una voglia
di rompere, una mancanza di rispetto per le persone che non si è mai vista. Non
si litiga sulle questioni ma sulle persone e questo fa molto male al paese.
Questo parte dalla politica ma raggiunge tutta la società montegranarese.
Dobbiamo fermare questo processo finchè siamo in tempo, se siamo in tempo.
Un buon tentativo, che fino a ora sta riuscendo, è costituito dal
Presepe Vivente, dove lo spirito somiglia molto a quello che ho appena
raccontato. Cerchiamo di mantenerlo vivo e respingiamo i tentativi di
distruggere anche questo.
Luca Craia