Lo si vede nella deportazione, perché di quello si
tratta, degli insegnanti, costretti a questa spada di Damocle con ricorrenza
annuale. Lo si vede dal depauperamento delle classi medio basse, operato
scientemente lavorando su tariffe e servizi. Lo si vede dall’annullamento dello
stato sociale, dalla sanità che passa dal “prevenire
è meglio che curare” al “pagati le
analisi se puoi sennò crepa”. Lo si vede dall’assenza totale di politiche
per il lavoro. Lo si vede da una politica sull’immigrazione che non tutela né i
migranti né gli Italiani ma fa solo gli interessi dei grandi potentati
politico-economici (e a volte clericali).
Ma il disegno, il progetto ormai conclamato, di
impoverire in ogni senso il nostro Paese è evidente anche sul lavoro che si sta
facendo per indebolire le menti: penso alla scuola sempre più disastrata, al
diritto allo studio calpestato, ai giovani costretti a cercare un futuro
altrove. Però l’apice lo si sta toccando in questi giorni, col tentativo di
legalizzare l’uso di droghe leggere.
La cannabis non è la cocaina, lo sappiamo. Non è l’eroina.
Ma è una droga. È una droga che, mentre agisce, non fa pensare in maniera
lucida. Non consente di ragionare su fatti concreti. Di fatto è una droga che
annulla l’azione fisica e intellettuale. Credo che si stia cercando di rubare
anche l’intelligenza agli Italiani, soprattutto ai più giovani. Un popolo
povero, ignorante e obnubilato dall’uso di stupefacenti è il sogno di ogni
dittatore. Stiamoci attenti.
Luca Craia